Kennedy e i migranti «Solo dargli lavoro può aiutarli davvero»
«Se c’è una cosa che possiamo fare per aiutare i migranti è quella di dar loro un lavoro». Così Kerry Kennedy, figlia del senatore Robert Kennedy, e fondatrice del Robert F. Kennedy Center for Human Rights, ieri a Firenze nell’evento promosso dall’associazione che ha visto premiati i tre migliori progetti italiani di inclusione sociale e professionale dei migranti. Per conseguire questo obiettivo, per Kennedy, è necessario puntare «sulla sinergia tra istituzioni governative, aziende private e Ong». Kennedy, riflettendo poi sull’accoglienza in Italia, ha sottolineato che nel Paese non c’è alcuna emergenza migranti: «L’Italia conta 60 milioni di abitanti. Nel 2018 parliamo di 30.000 migranti con un picco negli anni passati di circa 100.000. Il problema in Italia non è così drammatico come alcuni vogliono farvi credere».
Al convegno anche l’assessore regionale all’immigrazione Vittorio Bugli, secondo il quale «il decreto sicurezza di Salvini avrà un impatto negativo per 5.000, 6.000 persone che non saranno più nelle strutture, non saranno più soggetti ad alcun supporto, e saranno quindi in un alveo di situazione non regolare. Questo è un grosso rischio che non ci possiamo permettere». Parole simili dall’assessore comunale al welfare Sara Funaro, che si è detta preoccupata per l’impatto che avrà il decreto sulla situazione in città. I progetti vincitori per la migliore inclusione dei migranti sono stati «Cucinare per ricominciare» — che prevede l’inserimento dei migranti nei ristoranti come chef —, «Singa Professional Mentoring» — che mette in contatto i rifugiati con professionisti e aziende italiane sulla base di interessi e competenze reciproche — e Terre di Monale, un laboratorio di ceramica artigianale per le donne vittime di tratta.