Assenteismo: impiegati pubblici lavoravano nei negozi di famiglia
Due anni di pedinamenti e intercettazioni, il procuratore: «Ingiusto, sono soldi dei cittadini»
Invece di lavorare negli uffici della Provincia e del Genio civile sarebbero usciti per andare al mercato o per svolgere un secondo impiego. È quanto emerso da un’inchiesta dei carabinieri e della Procura di Massa che ha portato 26 persone agli arresti domiciliari, 70 gli indagati. In due anni, gli investigatori hanno accertato 5 mila episodi di assenteismo. Tra gli arrestati il comandante della polizia provinciale, l’autista del presidente della Provincia, dieci funzionari del Genio civile, un ex assessore.
Invece di lavorare negli uffici della Provincia di Massa Carrara e del Genio civile, uscivano per andare dal parrucchiere, a fare la spesa, al mercato settimanale o ad allenarsi in palestra. C’è anche chi aveva il doppio lavoro e dopo aver timbrato in Provincia, usciva per servire al bancone di un bar di proprietà, in una tabaccheria con la moglie o nel negozio di mobili di famiglia. Impuniti, senza remore, né timori, in alcuni casi spavaldi o sprovveduti.
Sono stati scoperti, dopo una lunga indagine avviata dalla Procura di Massa, con il nucleo investigativo dei carabinieri, durata due anni, che ha portato all’arresto ai domiciliari di 26 tra dipendenti e funzionari pubblici, 3 divieti di dimora e un totale di 70 indagati a vario titolo per truffa e falsa attestazione. Cinquemila gli episodi di assenteismo che sono stati ripresi dalle telecamere sparse tra i due enti pubblici e l’esterno; 2.600 ore lavorative sottratte al servizio pubblico, 110 i militari impegnati in pedinamenti, intercettazioni e appostamenti, numerose perquisizioni, sia nel capoluogo apuano, sia a Carrara, Montignoso, Sarzana, Viareggio, Pisa e Firenze. Il pm titolare delle indagini, Roberta Moramarco, non ha dubbi: «È stata un’indagine complicatissima, per il numero di persone coinvolte, le modalità di accertamento, la difficoltà di visionare migliaia di immagini, riconoscere volti e identificarli».
Tutto è partito da una piccola «confessione» fatta a un carabiniere da un dipendente della Provincia. Non una vera denuncia, più che altro uno sfogo: «Un collega ha il doppio lavoro, tutti lo sanno, lo vedono in tabaccheria e dura da anni». Così sono iniziate le indagini per scovare il «furbetto» del cartellino, ma Procura e carabinieri non si sarebbero mai aspettati un modus operandi così radicato. I comportamenti dei dipendenti provinciali iniziarono ad incrociarsi poi con quelli dei dipendenti del Genio civile, le cui competenze da qualche anno sono passate alla Regione Toscana e il numero degli assenteisti è cresciuto nei mesi.
Le indagini, iniziate nell’ottobre del 2016 subirono uno stop, per una fuga di notizie: si era sparsa la voce delle telecamere. Per questo alcuni dipendenti ridimensionarono la loro cattiva condotta e oggi la loro posizione è ammorbidita. Duro il procuratore Aldo Giubilaro: «Soldi nostri, ingiusto nei confronti dei cittadini. A fronte di questi soggetti abbiamo anche accertato la presenza, per fortuna, di lavoratori onesti, che pagheranno in termini di danno di immagine la condotta dei colleghi». Sconcertato il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti: «Non mi sono accorto mai di nulla, abbiamo piena fiducia nella magistratura e se i reati verranno accertati chiederemo i danni morali».
«Licenziamento senza preavviso per i dipendenti regionali per i quali risulti accertata la falsa attestazione della presenza in ufficio», dice il presidente della Regione Enrico Rossi, mentre Cgil e Cisl si preparano a prendere posizione sui propri iscritti.