Siena, Valentini e Piccini ufficializzano l’intesa «Progetti, non poltrone»
I due ex sindaci archiviano le frizioni, obiettivo ballottaggio. Oggi l’apparentamento ufficiale
Non chiamatelo accordo politico, ma nemmeno contratto di governo: quella stretta tra il sindaco uscente Bruno Valentini e l’ex sindaco Pierluigi Piccini in vista del ballottaggio del 24 giugno è «un’alleanza amministrativa sui contenuti». Oggi andranno in Comune a presentare l’apparentamento ufficiale e il programma rivisto e corretto, quello della coalizione tra Pd e lista civica InCampo che ha appoggiato Valentini al primo turno con le integrazioni volute dalla lista di Piccini, Per Siena, prima forza politica della città. Il matrimonio, dunque, s’è fatto davvero. Anche se nelle rispettive compagini — al di là della concordia che si respira, tra sorrisi e pacche sulle spalle — c’è stato più di qualche mal di panci.
Piccini arriva in anticipo all’appuntamento convocato per annunciare l’apparentamento, completo scuro e parole misurate; Valentini arriva in ritardo (era al Toscana Pride), camicia bianca e giacca sulla spalla. I due sono diversi e le loro visioni pure, ma si rispettano, non si parlano sopra, annuiscono l’uno alle parole dell’altro; le tensioni diventano battute in punta di fioretto.
La linea, d’altronde, è tracciata e unanime e le parole chiave sono trasparenza, contenuti, capacità di governo. Trasparenza dell’accordo: Per Siena entra di fatto nella coalizione, in caso di vittoria passerebbe da 4 a 8 consiglieri erodendo gli scranni a Pd e InCampo. Contenuti perché su quello si basa tutto: turismo, cultura, attrazione di investimenti, mobilità sono i temi in cui le istanze di Piccini sono più forti e vanno a integrare il programma. Capacità di governo perché — assicurano — il sindaco non sarà ostaggio della sua maggioranza («come a volte è avvenuto di recente», stoccata di Piccini a Valentini) e soprattutto perché è necessario evitare che «sulla Torre del Mangia sventoli la bandiera della Lega» (Valentini), tema — questo — più caro al Pd che alle due liste civiche.
Dopo una settimana di trattative serratissime, insomma, tutti sembrano soddisfatti. Piccini perché ha «l’opportunità di portare al governo della città i contenuti condivisi con tanti cittadini, il nostro peso elettorale ci impone un’assunzione di responsabilità». Valentini perché «si delinea uno scenario che rafforza il futuro della città, ancora più compatta, e arricchisce il nostro programma». E perfino il Pd che già parla di «un laboratorio di idee democratiche e progressiste che, unendo anche le forze civiche, può diventare un esempio in Regione e nel Paese». Poco importa che il partito sia erede di quei Ds che, nel 2004, Piccini lo avevano espulso. «Le scelte di questa città non possono essere sempre fatte con lo sguardo rivolto indietro; bisogna diventare grandi, superare il passato senza vivere nell’odio e nella cattiveria. Ora apriamo un altro capitolo» replica l’ex sindaco e, in qualche modo, lancia così l’ultima settimana di campagna elettorale. È la sua risposta allo sfidante Luigi De Mossi che punta tutto sullo scontro «tra chi porta avanti le logiche del passato e chi invece vuole voltare pagina», denunciando nell’asse tra gli ex sindaci la ricostruzione del «groviglio frustrante». «È apparso chiaro sin da subito che Piccini pensava solo alle poltrone»ha tuonato parlando dell’accordo sfumato. Ma l’ex sindaco ribatte: «Non è vero, non aspiro ad alcun incarico, lavorerò a livello politico come capogruppo».