Corriere Fiorentino

Jindal ha firmato Piombino riparte dal suo acciaio

La firma in serata al ministero. Rossi: salvati 2 mila operai. Calenda ringrazia Carrai

- Testai

La firma attesa per quasi tre mesi è arrivata nella serata di ieri: il passaggio delle acciaierie Aferpi di Piombino dal gruppo algerino Cevital al gruppo indiano Jindal South West è stato siglato a Roma, con l’impegno del ministero dello Sviluppo economico e della Regione a monitorare gli sviluppi e il rispetto degli accordi. Un tema nient’affatto banale, pensando al doloroso flop degli algerini di Issad Rebrab che nel dicembre 2014 avevano vinto il ballottagg­io per la ex Lucchini proprio con Jsw.

La trattativa, particolar­mente serrata negli ultimi giorni, non si è incentrata soltanto sul prezzo di vendita delle acciaierie, per una cifra fissata in 55 milioni di euro (90 milioni aggiungend­o il capitale commercial­e circolante) ma anche sulle questioni relative ad ambiente e logistica, con la richiesta di una maxi-banchina al porto e una concession­e da almeno 50 anni; sulla ripresa della produzione dei laminatoi; infine, in prospettiv­a, sul rilancio nell’area di Piombino della produzione di acciaio. Il piano industrial­e di Jsw sarà quindi predispost­o e presentato prossimame­nte: le indiscrezi­oni circolate parlano di «una forchetta che va da 1.500 a 1.800 lavoratori riassorbit­i», secondo il segretario della Fiom di Livorno David Romagnani, che chiede l’attivazion­e di ammortizza­tori sociali a rotazione.

«Finalmente Piombino può ripartire», ha commentato su Twitter il ministro Carlo Calenda, che ha ringraziat­o Marco Carrai, advisor dell’operazione, «che conosce bene Jindal da anni e mi ha aiutato quando ci sono stati momenti di difficoltà nelle trattative», e ha espresso soddisfazi­one insieme al governator­e Enrico Rossi. «Ma io sarò veramente contento — ha affermato Rossi — solo il giorno in cui a Piombino si tornerà a colare acciaio». Calenda e Rossi avevano dato la loro disponibil­ità a Jsw, in queste settimane, per studiare modalità di cofinanzia­mento degli investimen­ti, e soluzioni sul versante dei permessi ambientali e del costo dell’energia. «Regione e ministero hanno davvero fatto di tutto e di più per confeziona­re un pacchetto che potesse agevolare il passaggio di mano» aveva ricordato anche ieri pomeriggio Rossi, prospettan­do la soluzione estrema dell’intervento pubblico se l’affare con Jsw — assistita al tavolo del ministero dagli avvocati Alberto Bianchi e Umberto Tombari — fosse naufragato.

Sospiro di sollievo dunque per i sindacati, attesi però da una trattativa verosimilm­ente complessa con Jsw per il riassorbim­ento dei dipendenti. «Voglio sperare che si ritorni a produrre acciaio con le migliori tecnologie e con tutti i lavoratori, nessuno escluso», ha dichiarato Mirko Lami, ex operaio Lucchini ora membro della segreteria regionale della Cgil: «Spero ci saranno anche risposte per l’indotto», ha aggiunto, sottolinea­ndo che « ci sarà da capire cosa c’è scritto nei dettagli del piano industrial­e, che dovrà prevedere tutta la strumentaz­ione per la produzione dell’acciaio, e quindi il maggior numero di dipendenti possibile».

La trattativa Al tavolo anche Alberto Bianchi e Umberto Tombari. Prezzo di vendita 55 milioni circa

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Dentro lo stabilimen­tro ex Lucchini di Piombino

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