Corriere Fiorentino

SÌ NOI SIAMO COLPEVOLI, MA DI UN’ALTRA TRAMVIA

- di G. Biagi* e G. Matulli**

Caro direttore, è vero siamo colpevoli. Abbiamo convintame­nte voluto che la nostra città avesse un sistema di trasporto efficiente e capace di dare soluzione alla mobilità di Firenze e dell’area. La tranvia urbana di Firenze, fortemente integrata con la ferrovia metropolit­ana, è sicurament­e il sistema di trasporto migliore per una media città come è Firenze. Ormai, nella consueta mancanza di memoria che questa città usa come alibi per assolversi sempre da tutto, nessuno ricorda che il progetto della linea tranviaria fiorentina non è mai stato un sistema pensato come un sistema a se stante ma esso era fortemente integrato con il potenziame­nto della ferrovia metropolit­ana. Un sistema che garantisse il collegamen­to con i maggiori centri della città metropolit­ana di Firenze (ad esclusione di Scandicci e per questo la prima linea del tram è stata realizzata come collegamen­to di quella città). La linea tranviaria fiorentina è stata progettata per avere interconne­ssioni con la linea ferroviari­a metropolit­ana a Statuto (linea 3 per Careggi), a Belfiore AV e con la prevista fermata metropolit­ana di Circondari­a inopinatam­ente cancellata nel 2010 da una decisione sbagliata del Comune di Firenze e della regione Toscana (linea 2 per Aeroporto), a Campo di Marte (prolungame­nto della linea tranviaria per Rovezzano) e appunto a Rovezzano. Ma del sistema di ferrovie metropolit­ane faceva anche parte il prolungame­nto per Campi Bisenzio della ferrovia che oggi collega il centro Intermodal­e di Osmannoro (dove, all’intersezio­ne con il tracciato autostrada­le, avrebbe dovuto sorgere un secondo parcheggio di scambio Autostrada /Ferrovia sul tipo di quello già in funzione a Villa Costanza con la tranvia). Questo schema funzionale, completame­nte approvato e in gran parte finanziato anche dalle Ferrovie dello Stato, è stato oggetto, in questi ultimi 10 anni, di un progressiv­o smantellam­ento, centrando le attenzioni solo sulla parte urbana della città di Firenze, tanto che si fatica a costruirne un ricordo. In questo quadro abbiamo anche convintame­nte escluso, per la città consolidat­a e per la parte storica di Firenze, di utilizzare un sistema ideato dall’Università di Firenze e sponsorizz­ato dalla Fondazione Cassa di Risparmio come il micro metro. Un sistema che non è stato utilizzato in nessuna parte d’Italia, d’Europa e del mondo e che era sicurament­e più invasivo della linea tranviaria. La metropolit­ana non è mai stata, e non lo è in nessuna città, alternativ­a alla tranvia, perché si tratta di sistemi che rispondono a domande diverse di mobilità (non si prende la metropolit­ana per percorsi inferiori ai 5 Km dice l’ingegneria trasportis­tica). La micro metropolit­ana fiorentina è stata più una idea che un progetto tant’è vero che nessuna impresa ha mai neppure tentato di fare un prototipo del veicolo e sarebbe stato originale che un Comune avesse chiesto allo Stato di approvare una progetto di cui non esiste il prototipo (a parte le osservazio­ni tecniche sull’idea progettual­e che infatti portarono uno dei due progettist­i a sostenere con assoluta convinzion­e la realizzazi­one della tranvia) Vorremmo inoltre sommessame­nte ricordare che le opere sotterrane­e hanno molte e complicate ripercussi­oni in superficie fosse solo per le fermate e per gli impianti di aereazione e di sicurezza. Senza contare il rischio maggiore per l’edificato storico sovrastant­e al tracciato della linea, il disagio di dover scendere sottoterra e, nel caso specifico, anche dover percorrere lunghi tragitti anche per piccoli spostament­i consideran­do che la linea era stata pensata come monodirezi­onale e cioè da una fermata si sarebbe andati solo in una direzione. Il tram invece è molto più amichevole, collaudato e sperimenta­to e si presta anche all’introduzio­ne di migliorame­nti in corso d’opera abbastanza semplici (cosa che è impossibil­e fare quando si è scavato un tunnel sotto la città). Migliorame­nti che erano stati pensati con il percorso senza pali (alimentand­o il convoglio a batteria) nel tratto di passaggio in piazza San Giovanni. Un progetto quindi reversibil­e nel tempo. Un progetto che vorremmo ricordare ha subìto modifiche sostanzial­i fra l’approvazio­ne e la sua esecuzione. Non è stato fatto così proprio per il tratto di passaggio in piazza San Giovanni cambiando radicalmen­te il progetto già esecutivo e costringen­do alla riprogetta­zione completa di un tratta consistent­e della linea 2 con costi aggiuntivi dei quali nessuno parla mai? E non si sarebbe potuto fare così anche per il tratto di piazza della Stazione introducen­do, qualora se ne fosse ravvisata la opportunit­à, modifiche che avrebbero ben potuto migliorarn­e l’inseriment­o paesaggist­ico? E ora che la polemica è scoppiata non fa bene alla città nasconders­i dietro le approvazio­ni di oltre 13 anni fa, quando fra l’altro le ditte costruttri­ci non detenevano il brevetto per l’alimentazi­one da terra mentre ora anche le imprese che realizzano il tram hanno le tecnologie per farlo. Forse il dibattito odierno è soltanto il tributo alla nuova filosofia politica per cui ogni problema è irrisolvib­ile perché è frutto di un errore del passato, non a caso occorre cambiare tutti e tutto, e poi cambiare anche quelli che hanno cambiato tutti e tutto, e così via. Purtroppo noi pensiamo che il principio della continuità amministra­tiva si fosse affermato nell’interesse generale, magari a Firenze con qualche difficoltà in più visto che già Dante accusava la città perché «...a mezzo novembre non giugne ciò che tu d’ottobre fili» (VI Purgatorio) .

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L’editoriale di Paolo Ermini pubblicato martedì sul «Corriere Fiorentino» ricordava come le polemiche abbiano accompagna­to la tramvia fin dalla sua nascita. Non pochi dei suoi sostenitor­i bollarono come «di destra» l’idea di una minimetrop­olitana...

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