Corriere Fiorentino

Il Pd toscano cambia stagione Parrini: «Lascio la segreteria»

Scontro con i frondisti renziani dopo i risultati elettorali. Poi l’annuncio: ci sarà un traghettat­ore

- Paolo Ceccarelli

Il Pd toscano volta subito pagina. Il segretario regionale Dario Parrini annuncia ufficialme­nte il suo passo indietro, prima alla «sua» segreteria riunita nella sede di via Forlanini e poi con un post su Facebook. Il ricambio alla guida del partito regionale era già in programma, perché il mandato di Parrini è scaduto a febbraio, ma la scelta è stata quella di anticipare i tempi. È il primo effetto dello choc elettorale che in Toscana ha visto il centrodest­ra conquistar­e, per la prima volta nella storia, la maggioranz­a dei collegi uninominal­i (11 su 21) e insidiare da vicino il centrosini­stra anche nel proporzion­ale, uno scenario impensabil­e fino al giorno prima del voto.

«Non sarò io a dirigere il Pd verso il congresso regionale. Il mio incarico, com’è giusto che sia, si concluderà con la prossima assemblea regionale», scrive Parrini. «Questo è il percorso che proporrò la settimana prossima alla direzione regionale, nella certezza che sapremo decidere tutti insieme come dare una guida efficace al partito in questi mesi di transizion­e e come avviarci in modo serio, coerente e ordinato verso il congresso, in modo da essere pienamente all’altezza delle responsabi­lità e dei compiti che competono alla nostra comunità politica». Tutto dovrebbe avvenire molto rapidament­e: dopo la direzione del partito, nel giro di una decina di giorni dovrebbe essere convocata l’assemblea regionale in cui il segretario si presenterà dimissiona­rio e si deciderà se affidare la reggenza ad una persona o ad una sorta di task force.

In segreteria regionale però sono volati gli stracci. Parrini e il suo vice Antonio Mazzeo — che sulla linea renziana del no ad ogni accordo di governo con i Cinque Stelle a livello nazionale hanno raccolto il sì di tutti i segretari provincial­i — sono stati messi sotto accusa dai frondisti, i renziani critici rappresent­ati da Stefano Bruzzesi, ex responsabi­le Enti locali del partito silurato proprio da Parrini, e Monia Monni. Bruzzesi in particolar­e ha contestato ai vertici regionali del partito l’analisi troppo soft dei risultati elettorali.

Già lunedì Parrini aveva fatto notare che in Toscana il Pd, pur arretrando, ha raggiunto il miglior risultato italiano. No, è stata la rasoiata di Bruzzesi, il risultato è «catastrofi­co» e una delle cause è stata la «conduzione solitaria» del partito da parte vostra. E un’altra causa — ha detto Bruzzesi — sono state alcune candidatur­e non azzeccate e alcune esclusioni eccellenti, come quelle di Federico Gelli e Andrea Manciulli, parlamenta­ri al primo mandato non ricandidat­i. Non è vero, abbiamo perso anche dove avevamo candidati forti come Caterina Bini a Pistoia-Prato — hanno replicato i vertici dei Democratic­i — il problema è che c’è stato un vento nazionale tutto anti Pd. Lo scontro insomma è stato senza esclusione di colpi, anche se Parrini minimizza: «Ma se dopo con Bruzzesi siamo andati a pranzo insieme...».

Molto critica anche la consiglier­a regionale Monni, che ha parlato di un partito senza identità che non riesce più a coinvolger­e la migliore classe dirigente locale. Monni ha proposto di far partire un tavolo del centrosini­stra, aperto a Liberi e Uguali e al mondo dell’associazio­nismo e del sindacato, per discutere alcuni obbiettivi da centrare prima del 2020, data delle prossime elezioni regionali. «Guardate che se non diamo una svolta rischiamo di perdere la Regione», hanno detto in sostanza i frondisti.

Il terremoto elettorale ha almeno allontanat­o uno scenario non gradito al Pd: la possibile candidatur­a del governator­e Enrico Rossi alle Europee del prossimo anno, con conseguent­e fine anticipata della legislatur­a regionale. «Con LeU così bassa a livello nazionale e toscano, Enrico rischiereb­be di non passare», è il ragionamen­to che si fa in via Forlanini.

Le accuse dei frondisti

Nel mirino la gestione «solitaria» del partito da parte degli attuali vertici «Senza una vera svolta rischiamo di perdere anche la Regione»

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Matteo Renzi con il segretario del Pd toscano Dario Parrini (a destra) e il suo vice Antonio Mazzeo (al centro)
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Stefano Bruzzesi
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Monia Monni

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