Corriere Fiorentino

Sei infermieri per trenta pazienti «Meno spese? Careggi è al limite»

- di Giulio Gori

Nel reparto di degenza medica, al secondo piano dell’edificio del pronto soccorso di Careggi, c’è il bailamme tipico dell’orario visite. Parenti che entrano e escono, in fila per parlare col medico o per chiedere informazio­ni al banco del personale. Dei 42 letti del reparto, una trentina è occupata da pazienti. Ma a quell’ora si contano solo 12 tra infermieri e operatori, di cui quattro impegnati al computer e due in pausa pranzo: di fatto ci sono sei tra infermieri e oss per trenta pazienti.

Così, mentre in corsia si spande un odore acre di ammoniaca, una signora anziana con la padella appoggiata sul petto aspetta cinque minuti prima che gliela portino via per svuotarla. Disagi quotidiani in un ospedale in cui, secondo chi ci lavora, il personale è così ridotto all’osso che si rischiano errori ben più gravi. Dall’altra parte del viale di Careggi, nel reparto di terapia subintensi­va del San Luca, di notte c’è un infermiere ogni quattro pazienti. Divisi in stanze da due letti. Così, se succede — e non è un caso raro nelle terapie intensive — che un paziente vada in delirio, l’infermiere deve stargli addosso tutta la notte, senza poter più tenere sott’occhio quelli nell’altra stanza. Al trauma center, è ormai frequente che i turni di riposo saltino e che un infermiere si trovi a fare due notti di seguito. «E qui la notte non è più come una volta, gli accessi sono sempre tantissimi — racconta un infermiere — Se la prima notte è di quelle pesanti, la seconda sei stravolto. E puoi sbagliare».

Anche per i medici, i numeri sono ridotti. «Capita che di notte in un reparto ci sia solo uno specializz­ando», spiega l’infermiere e sindacalis­ta della Cisl Leonardo Martelli. Mentre un luminare di Careggi racconta che mancano colleghi a oncologia e neurochiru­rgia. «Peggio ancora va con gli anestesist­i — spiega il segretario regionale di Cisl Fp, Mauro Spotti — Sono pochissimi. E finisce che per risparmiar­e sul personale l’azienda paga un anestesist­a mille euro per un pomeriggio di “orario aggiuntivo”».

Il 12 dicembre scorso, allo sciopero dei medici a Careggi aderì appena l’8,5 per cento della categoria: eppure fu definita «un’adesione alta», perché la maggioranz­a dei camici bianchi non può astenersi, rappresent­a il servizio minimo da garantire per legge. Situazione peggiore per infermieri e operatori. «In alcuni reparti, lo sciopero è inutile farlo perché siamo già ai minimi termini», dice Martelli. I dipendenti parlano di ferie arretrate non godute da anni, di turni ripetuti senza il necessario riposo, di continui straordina­ri. «Ma i numeri precisi è impossibil­e averli, noi li abbiamo chiesti all’azienda tre anni fa e ancora stiamo aspettando — prosegue — Per coprire le carenze, c’è una continua rotazione di personale tra un reparto e l’altro». Nei mesi scorsi, i sindacati sono riusciti a congelare la nuova geriatria che era stata pensata con quattro infermieri e un oss per turno con 40 posti letto, quando ad esempio in Gran Bretagna la bassa intensità prevede un infermiere e un oss ogni 5 posti letto. Negli ultimi decenni, i posti letto si sono comunque ridotti. E ora a Careggi, tra gli addetti ai lavori circola l’espression­e «il letto non si ghiaccia neanche», per dire che tra un paziente e l’altro passa pochissimo tempo. Alla terapia intensiva del Deas, c’è personale per coprire 10 letti; ma i due posti in più che dovrebbero servire per le emergenze sono quasi sempre occupati. E bisogna fare in fretta a igienizzar­e letto e stanza, perché nei reparti «gli oss sono pochissimi e quindi noi infermieri, invece di concentrar­ci sul percorso del paziente, dobbiamo fare anche lavori che non ci competono — spiega Martelli — Non c’è nulla di male a pulire un paziente o a smontare e rimontare un letto, ma quel tempo lo sottrai ad altro, ne va della sicurezza del paziente. Siamo come robottini che corrono da una parte all’altra. E diventa difficile persino lavarsi le mani tra un paziente e l’altro».

Disagi quotidiani

In degenza medica un’anziana signora aspetta per cinque minuti con la «padella» sulla pancia in attesa che qualcuno la svuoti

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La terapia subintensi­va del San Luca: la notte un infermiere deve occuparsi di 4 pazienti divisi su due stanze

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