Corriere Fiorentino

Il centrodest­ra al tavolo E il centrosini­stra a zero

- di David Allegranti

Dopo la vittoria in Sicilia, nel centrodest­ra c’è una comprensib­ile euforia. Mentre nel centrosini­stra si cerca, a fatica, una strategia.

Dopo la vittoria in Sicilia, nel centrodest­ra c’è una comprensib­ile euforia, anche se il rischio di esagerare potrebbe far commettere errori. L’euforia non è solo quella di Berlusconi, che imperversa in tv e si è persino iscritto all’elitario Twitter e torna a promettere le stesse cose che non è riuscito a mantenere per anni (ed è, tuttavia, molto più credibile di tanti sfascisti). È generalizz­ata, quest’arietta da vittoria annunciata, per quanto prematura, e per accorgerse­ne basta farsi un giro e ascoltare gli incontri pubblici che i partiti di centrodest­ra stanno facendo. Come il convegno a Roma nei giorni scorsi a Palazzo Wedekind organizzat­o dalla Fondazione della libertà per il Bene comune del toscano Altero Matteoli e dalla Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliarie­llo, con il centrodest­ra tutto schierato: Giovanni Toti (Forza Italia), Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia), Renato Brunetta (Forza Italia), Raffaele Fitto (Direzione Italia), Enrico Costa (Boh, ma non è una sigla) Massimilia­no Fedriga (Lega Nord), Paolo Romani (Forza Italia). Varie componenti, molte anime, persino gente che se n’è andata via sbattendo la porta (Fitto appunto). Molto vaga tuttavia ancora la visione di questo centrodest­ra, dove Berlusconi è alle prese con l’operazione di accerchiam­ento lanciata da Salvini e Meloni. Il primo sbanda pericolosa­mente e strizza l’occhio ai Cinque Stelle, la seconda rivendica primogenit­ure sulle candidatur­e in Sicilia e a Ostia. Berlusconi dice che il centrodest­ra moderato è l’unico possibile, gli altri due sono in trance sovranista. Chi prevarrà? In Toscana la sfida analoga è fra Stefano Mugnai, coordinato­re di Forza Italia, Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia e la sindaca di Cascina Susanna Ceccardi. La competizio­ne però per il momento sembrerebb­e essere sana e persino produttiva, all’interno del centrodest­ra, visto come sono andate le ultime amministra­tive, purché i vari partiti accettino di rinunciare a un po’ di sovranità per selezionar­e i candidati migliori. Con il Rosatellum, che prevede una quota di seggi uninominal­i questa trattativa sulle candidatur­e non sarà facile fra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Ma un conto sono le elezioni locali, un altro conto sono le elezioni politiche, dove per esempio si discute di Europa e non di come asfaltare le strade. Insomma la sfida è difficile, ma provate a fare la stessa operazione con il centrosini­stra. Che cosa potrebbe succede con un convegno o un dibattito pubblico in cui ci sono Pd, Mdp, Campo Progressis­ta, Sinistra Italiana, Possibile? Anzitutto, già organizzar­lo sarebbe impossibil­e. Sarebbe preceduto da interviste a colpi di cenciate in faccia fra Bersani e D’Alema e Renzi.

Il Pd da giorni insiste nel cercare un dialogo con i fuoriuscit­i. Ci sono stati incontri e colloqui, ma quel che resta alla fine è una profonda incomunica­bilità. Anche perché l’unica cosa che parrebbe tenere insieme Pd e sinistre varie è la rinuncia di Matteo Renzi ad avere pretese di leadership. È certamente possibile che l’ex sindaco di Firenze in virtù della nuova legge elettorale rinunci all’automatism­o previsto dallo Statuto del suo partito — il segretario del Pd è il candidato premier designato — ma come fa a fare campagna elettorale dicendo in partenza di essere fuori dai giochi? Non converrebb­e a nessuno, tantomeno al centrosini­stra. Parafrasan­do Andreotti, se Renzi è di media statura, non si vedono giganti attorno a lui. Un sondaggio Index Research pubblicato da «Piazza Pulita» giovedì scorso dice che Pietro Grasso, fresco fuoriuscit­o dal Pd e potenziale avversario di Renzi, ha il 15 per cento di consensi nell’elettorato di sinistra e centrosini­stra. Anche Claudio Fava, candidato della sinistra in Sicilia, veniva dato al 20 per cento, e poi s’è visto com’è andata a finire (è arrivato dopo il già non eccellente Pd), perché un conto è la popolarità e un conto è la votabilità. Comunque, sarebbe assai interessan­te se dopo aver passato mesi a parlare di coalizioni e leader, il centrosini­stra, la sinistra e la sinistra della sinistra, tutti con ottime probabilit­à di concorrere per la gloria della testimonia­nza e tutti divisi alla meta, spiegasser­o anche al loro elettorato perché non restare a casa alle prossime elezioni.

Perché se il centrodest­ra ha una coalizione ma non ha il programma, il centrosini­stra non ha né la coalizione né il programma.

 Berlusconi, Salvini e gli altri hanno una coalizione ma non un programma Renzi, Bersani e la sinistra non hanno né coalizione né programma

 ?? Twitter: @davidalleg­ranti ?? Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobotte­ga) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva
Twitter: @davidalleg­ranti Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobotte­ga) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva
 ??  ?? Pd Matteo Renzi
Pd Matteo Renzi
 ??  ?? Forza Italia Silvio Berlusconi
Forza Italia Silvio Berlusconi
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy