Un paese paralizzato per l’addio a Francesco ucciso dalla madre
Dentro la chiesa di Santo Stefano Protomartire, don Sandro predica speranza. Un messaggio che nel giorno del funerale di Francesco Visconti, per Porto Santo Stefano è difficile da recepire. La comunità è ancora sotto choc per la morte del ragazzo di 17 anni, ucciso dalla madre nel sonno una settimana fa, prima che anche la donna, comandante dei vigili urbani, si togliesse la vita. Una tragedia ancora troppo viva per voltare pagina. Impossibile però rinunciare a dare un ultimo saluto a Francesco. Anche a costo di sfidare il caldo asfissiante che ha reso una sofferenza ulteriore la permanenza nella basilica. Circa un migliaio le persone presenti. Soprattutto giovani. Arrivati anche da Orbetello, dove Francesco frequentava il liceo scientifico. Poi, amici, conoscenti o semplici compaesani, perché il ragazzo si è sempre fatto voler bene. Nonostante una vita già segnata da una dramma personale: la morte del padre due anni fa. Una ferita che non gli aveva impedito di guardare con ottimismo al futuro, soprattutto a una passo dalla maggiore età.
Don Sandro, non a caso, ha richiamato la luminosità negli occhi del giovane come un modo per conservarne la memoria. Più facile però abbandonarsi allo strazio e al dolore: tratto distintivo di chi, dopo la funzione religiosa, ha abbandonato la chiesa per seguire il feretro. Un lungo corteo verso il cimitero comunale che ha paralizzato il paese. Ancora impreparato a lasciare andare Francesco. Aldo Tani © RIPRODUZIONE RISERVATA