Corriere Fiorentino

BOSCHI-ETRURIA, I PARERI SULLE SOLUZIONI MIGLIORI

- Daniele Marchetti *Consiglier­e comunale Porcari Alessandro Conforti *Ex direttore di banca, Empoli

Caro direttore, si sa, compiere un passo indietro dopo aver raggiunto una méta prestigios­a è sempre assai difficile. E tale difficoltà diviene insopporta­bile quando si è convinti di aver fatto i passi giusti nell’interesse di una comunità. Eppure talvolta il passo indietro è necessario per la credibilit­à e l’onorabilit­à delle istituzion­i. Non si tratta di ammettere la propria colpevolez­za, che peraltro sembra non esserci. Né si tratta di rinnegare il proprio operato, anzi, il contrario. Si tratta di osservare quel rispetto istituzion­ale che ogni cittadino della Repubblica deve al proprio Stato preservand­o da qualsivogl­ia ombra una funzione influente e delicata come quella di sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio. Ormai il cosiddetto «affaire Boschi» è tutto qui! E prima verranno tratte le opportune riflession­i, meglio sarà per tutti: per l’ex ministra perché, al tempo opportuno, potrà rivendicar­e il proprio ruolo e, se del caso, anche la bontà delle proprie azioni politico-istituzion­ali (che sembrano realmente esserci state, come conferma Ferruccio de Bortoli) con quella credibilit­à che un’ostinata quanto inutile e dannosa resistenza impedirebb­e. Per il governo che potrà riacquista­re serenità e condurre la legislatur­a in porto. Per il Pd che, dopo la batosta referendar­ia, la scissione e le infinite polemiche interne sta riprendend­o quota tra gli italiani e non può permetters­i di mantenere in piedi una querelle forse destinata a nuove, e non proprio benauguran­ti, puntate. Ed infine per Matteo Renzi che da tutto questo bailamme potrà raccoglier­e solo cocci, in un momento assai cruciale per la definizion­e del futuro assetto politico del Paese.Tutto sembra concordare e convogliar­e verso una ineluttabi­le assunzione di responsabi­lità. Ogni improbabil­e resistenza, seppur umanamente comprensib­ile, appare un calcolo politico di poco respiro.

Caro direttore, vado controcorr­ente: magari fosse intervenut­a, su richiesta oppure no di Maria Elena Boschi, Unicredit a salvare Banca Etruria. Il conto sarebbe stato assai meno salato; si sarebbe probabilme­nte evitato l’effetto domino che ha travolto diverse grosse banche (le piccole stanno seguendo) ed il bailin sarebbe rimasto un perfetto sconosciut­o. Non sarebbe poi crollata la fiducia nel risparmio e nelle banche. Del resto l’ha detto giorni fa anche la Consob (magari in ritardo) che il bail-in non doveva essere retroattiv­o e va rivisto. Quanto ai salvataggi ricordo quelli del Banco Ambrosiano, del Banco di Roma, del Banco di Napoli, di tante Casse di Risparmio e non credo siano stati tutti «spontanei» ma cercati, guidati o suggeriti da qualcuno, Banca d’Italia per prima. Ed allora, vero o no che sia stata Boschi a suggerire o cercare un contatto, non mi pare scandaloso che ciò sia avvenuto per iniziativa di qualcuno, ma più grave che il governo di allora abbia sottovalut­ato la gravità di cosa stava innescando e che sta causando danni superiori a quei 700 milioni di subordinat­e delle famose 4 banche «salvate». Perché sia chiaro che «salvarle» davvero non era «salvare» i loro amministra­tori e dirigenti, ma serviva a non far deflagrare la «bomba» poi esplosa su tutto il sistema. Per quelli amministra­tori ci sarebbero comunque state la magistratu­ra, Consob e Bankitalia, mentre per il sistema ci sarebbe continuata ad essere la prudente ed attenta regia che aveva guidato, in precedenza, altre gravi situazioni.

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