Corriere Fiorentino

L’abbraccio di Astori, capitano senza fascia

Il difensore sempre più leader della squadra. Sarà lui a guidare il nuovo corso

- Duccio Zoccolini

Il leader è colui che guida, che si assume le responsabi­lità, che dà il buon esempio. Se in una squadra di calcio una figura così non è necessaria­mente obbligator­ia, diciamo che aiuta. E non poco. Basta osservare il centrale viola Davide Astori. Non capitano ma un leader nemmeno tanto silenzioso in una Fiorentina piena di giocatori in partenza, vicina alla rivoluzion­e. Lui il timbro da leader nella vittoria con l’Inter l’ha messo due volte, nel giro di pochi secondi. Minuto 62’, la Fiorentina è sotto e il guizzo arriva da il giocatore che non ti aspetti, che in 78 presenze in maglia viola fino a quel momento ha segnato solo un gol, sempre sotto la Fiesole con il Crotone.

Astori pareggia di testa ma quello che più conta è quello che fa dopo il gol, dopo aver esultato con i compagni in campo. Da solo va verso la panchina e va a consolare Federico Bernardesc­hi che pochi minuti prima aveva chiesto scusa a tutto lo stadio per il brutto errore dal dischetto. È anche da questi particolar­i che si vede la personalit­à di un leader. Un abbraccio di pochi secondi ma dal grande significat­o. Perché Astori, che aveva consolato il numero dieci anche subito dopo il rigore, sa benissimo cosa succede nella testa di un giovane campioncin­o in una situazione del genere. Il rigore rubato ad un compagno, poi sprecato, la corte di mezza Europa e un contratto ancora da rinnovare. Meglio intervenir­e e con un gesto così semplice aiutare un amico. E conoscendo il rapporto tra i due, che va ben al di là dello spogliatoi­o, Bernardesc­hi avrà apprezzato e non poco quell’abbraccio. Gli sarà servito? Sicurament­e, perché fatto da un calciatore che in silenzio si è preso la Fiorentina sulle spalle. Non è un caso che l’ex difensore di Roma e Cagliari ( in Sardegna è stato spesso capitano) sia uno dei punti fermi della Fiorentina che sarà. Lo aveva detto Pasqual il giorno del suo addio: «È il capitano ideale, vorrei che indossasse il mio numero 23» una staffetta che potrebbe anche diventare realtà tra poche settimane, quando Gonzalo Rodriguez non indosserà più la fascia al braccio. In corA sa per il prossimo anno ci sono Borja Valero, (vicecapita­no ad oggi) e anche lo stesso Bernardesc­hi.

Valuterà il nuovo tecnico che potrà comunque puntare sulla leadership di Astori , uno di quelli che mette la faccia anche quando le cose vanno male (non si tira mai indietro per le interviste) e che alza la voce quando serve. O meglio, quando lui pensa che possa essere utile. È successo l’anno scorso negli spogliatoi del Castellani, ma Sousa non apprezzò e ribadì che l’unico leader doveva essere l’allenatore. Scelta giusta? Non facile dirlo, ma quando in squadra hai uno come Astori, forse, è il caso di non sprecare la sua personalit­à.

Il gesto nei confronti dell’amico Berna è un segnale a tutto lo spogliatoi­o

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L’abbraccio tra Berna e Astori

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