Gli autoritratti femministi della Lassnig
A Palazzo Pitti 25 opere della pittrice austriaca celebrata nel mondo
La sua cifra è l’autoritratto sempre: quasi sempre non una rappresentazione realistica, piuttosto la traduzione in forme e colori di uno stato dell’animo così come si manifesta nella contrazione di un muscolo, in una posa scomposta nella trasfigurazione del suo stesso viso in quello di un animale. Maria Lassnig con 25 sue opere è in mostra all’Andito degli Angiolini fino al 25 giugno. E si tratta della scoperta di una grande artista austriaca che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di venezia nel 2013, che l’anno successivo, alla sua morte, è stata celebrata con una retrospettiva al MoMa di New York e che nel 2016 è stata alla Tate Modern di Londra. La mostra fiorentina, la prima italiana, presentata ieri in pompa magna (insieme ad Eike Schmidt direttore degli Uffizi c’era il curatore Wolfgang Drechsler e il ministro della Cultura austriaco Thomas Drozda) si intitola non a caso Woman Power. La riflessione e dunque l’arte della Lassnig era profondamente incentrata sul suo essere donna e soprattutto sul suo essere una femminista. Nella sua fase americana (arrivò a New York nel 1968 dopo 7 anni trascorsi a Parigi) lavorò sulla ricerca di una dimensione femminile smarcata dalla supremazia dell’altro sesso. Prova ne sia che il grande olio su tela che dà il titolo alla mostra — Woman Power del ‘79 — raffigura un’enorme donna che sovrasta di grattacieli della Grande Mela come fosse un grande King Kong. Interessante anche il suo lavoro sulle nature morte, per la giustapposizione dei colori e per la trasparenza che riesce a conferire a bicchieri e bottiglie e le varie opere in cui lei stessa si raffigura con forme animali o in compagnia di animali.