Cortei, blocchi, bus fermi (e slogan vecchio stile) per lo sciopero delle donne
Otto Marzo, in piazza anche i vecchi slogan. A Pisa bloccate le strade. Disagi per scuole e trasporti
«No polemiche» Il sindaco Nardella: ci sono tanti modi di festeggiare, ma la scelta è del sindacato
Quarant’anni dopo i movimenti femministi degli anni Settanta, le donne sono di nuovo in piazza a protestare. E le rivendicazioni di oggi ricordano quelle di allora: «Ma quale Stato, ma quale suo, sul corpo mio decido io», «No alla violenza», «Fiere di essere donne». Ieri per l’8 marzo le donne toscane, insieme a quelle di altre 50 nazioni, hanno scioperato (per lo sciopero globale promosso in Italia da Non una di meno) e manifestato contro gli abusi, le discriminazioni, la precarietà, per difendere la libertà di scelta sull’aborto, per avere pari opportunità sul lavoro, per chiedere consultori più efficienti. E la festa è diventata una protesta: «Lotto Marzo».
A Firenze in centinaia si sono ritrovate in piazza Santissima Annunziata per tutto il giorno: c’è chi recita un testo teatrale ispirandosi a Franca Rame, chi allestisce un consultorio al posto di quello che c’era ed è stato chiuso, chi organizza tavoli di discussione, chi scrive il proprio pensiero su cartelli-matrioska e ci sono anche gli slogan dei movimenti Lgbt. «Sono qui per chiedere la parità di genere e pari opportunità, e un welfare che sostenga le donne», dice Elisa. «Basta al sessismo, non se ne può più», aggiunge Camilla. A protestare ci sono anche uomini: Samuel prende il posto della moglie che non ha potuto assentarsi dal lavoro, per «ribadire il valore della legge 194, che spesso non è applicata pienamente». Alle 18 da Santissima Annunziata parte il corteo, colorato, festante e rumoroso, fino a piazza Santo Spirito: circa duemila persone, soprattutto donne, portano cartelli con scritto «Obiettiamo gli obiettori», «Essere donna non è una vergogna», gridano «La precarietà è violenza», sventolano mutande, cantano canzoni di Mercedes Sosa. Lo sciopero ha creato alcuni disagi in città. Alcuni disagi nel trasporto pubblico: a Firenze ha incrociato le braccia circa il 30% del personale dei bus Ataf. Molte conducenti si sono dati appuntamento al deposito del viale dei Mille, con striscioni e palloncini. Ripercussioni sul traffico cittadino con lunghe code sui viali e intorno alla stazione nelle ore di punta. Disagi anche per i viaggiatori in treno: quasi un regionale su 10 è stato cancellato. Sempre a Firenze lunghe attese negli uffici: «Stamattina manca molto personale», spiega la direttrice dell’Anagrafe al Parerre. Molte donne in coda, qualcuna con la mimosa in mano, ma non per questo contro lo sciopero: «Scioperare significa creare disagio per chi non può incrociare le braccia». Chiusa anche la mensa negli uffici della Regione in via Alderotti. Il liceo classico Galileo e l’elementare Giotto non hanno aperto per mancanza di custodi, all’artistico di Porta Romana e all’istituto comprensivo Oltrarno alcune classi hanno dovuto uscire prima per assenza di insegnanti. Anche le donne che ieri hanno voluto festeggiare andando (gratis) agli Uffizi e negli altri musei statali qualche difficoltà l’hanno avuta: agli Uffizi, prima del via libera per l’apertura, gli ingressi sono stati bloccati alle 13 per qualche minuto, per verificare l’adesione del personale con alcune persone in fila che se ne sono andate, mentre la Galleria dell’Accademia ha dovuto chiudere. Sullo sciopero e i disagi il sindaco Dario Nardella dribbla la polemica: «Credo che ci siano tanti modi per poter evidenziare il messaggio contenuto nell’8 marzo, anche da un punto di vista sociale, lavorativo e culturale. Però sono scelte del sindacato».
Manifestazioni in mezza Toscana: le donne hanno sfilato a Livorno come a Siena dove in 300 si sono date appuntamento sotto la Fortezza Medicea e hanno sfilato fino a piazza del Campo. Nel pomeriggio una manifestazione analoga a Poggibonsi e ha coinvolto l’intera Valdelsa, teatro di un recente femminicidio.
Anche a Pisa la galassia femminista si è riunita e già dal mattino presto ha attraversato la città con azioni e proteste. Le lavoratrici degli appalti per le pulizie all’ospedale di Cisanello hanno rallentato il traffico (a Firenze protesta simile del comitato inquilini in viale De Amicis), mentre altri gruppi hanno protestato davanti all’ospedale Santa Chiara, contro i medici obbiettori, e per le vie del centro con bici, megafono e cartelli appesi alle statue. La manifestazione si è conclusa nel pomeriggio con un corteo con oltre mille persone. Sempre a Pisa gli organizzatori hanno cambiato sul web la toponomastica della città: via Croce è diventata via Franca Rame «antifascista, femminista» e, tra le altre, via Ceci si è trasformata in via Margherita Hack, «Scienziata atea»