Corriere Fiorentino

La rivolta degli spacciator­i per i controlli nel parco Un arresto

Spintoni ai vigili per un controllo, poi l’intervento dei carabinier­i Un arresto. Gli altri spacciator­i insultano e minacciano i passanti

- Gori

Inseguiti e cacciati a insulti. Anziani, bambini, famiglie, in un normale pomeriggio alle Cascine, si trovano sotto la minaccia di una cinquantin­a di africani, molti dei quali spacciator­i. La scintilla della rivolta sono i controlli dei vigili, contro cui partono spintoni e calci alle auto di servizio. Una volta rimasti soli, i pusher prendono di mira i passanti: «Merde!», «Italia merda!», gridano inseguendo coppie, signori anziani, ragazzini, genitori col passeggino. Un’ora di paura e follia, in cui gli spacciator­i hanno voluto ricordare a tutti chi comanda nel parco.

A raccontare questa storia sono due amici che martedì pomeriggio, alle tre e mezzo, sono alle Cascine per una corsetta. E si trovano invece a girare due brevi video della prima fase della rivolta degli africani, quella contro i vigili e poi contro i carabinier­i. «Siamo arrivati al ponte della tramvia e nei giardini lì accanto c’era una grande confusione. Ci siamo affacciati dalle siepi e abbiamo visto due vigili circondati da giovani di colore che li contestava­no. I toni erano forti, urla, grida, sembrava li volessero mangiare».

Nei pochi secondi di video si vedono due agenti della polizia municipale, quelli che girano nel parco in bicicletta, duramente contestati da giovani africani. I toni sono minacciosi, la differenza di numero è evidente, si vedono spintoni. Lì, nel giardino della Catena, di fronte alla fermata Carlo Monni della tramvia, c’è il cuore dello spaccio gestito da un gruppo di centroafri­cani. A scaldare gli animi, un’azione dei vigili per sgomberare una tenda montata da qualche giorno da un ragazzo senegalese di 20 anni. Che ha fatto sin da subito resistenza. «La cosa impression­ante è che via via sono cominciati ad arrivare in tanti, da tutte le parti delle Cascine, dalla piramide, dal piazzale di Agraria, qualcuno deve averli chiamati a raccolta», raccontano i testimoni. Quando, in soccorso dei vigili, poco dopo arrivano i carabinier­i, gli africani sono già una cinquantin­a. E i toni della discussion­e si alzano ancora di più. «Noi eravamo nascosti, guardavamo da dietro le siepi — racconta uno dei due testimoni — Non era il caso di avvicinars­i».

I vigili portano via il senegalese, che rifiuta di fornire le generalità. E che una volta in macchina prende a calci gli interni, minaccia gli agenti e cerca di liberarsi di una bustina che, probabilme­nte, contiene hashish. L’identifica­zione è arrivata ieri mattina, nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto. Si tratta di un giovane già conosciuto alle forze dell’ordine. Oltre a convalidar­e l’arresto, il giudice dispone anche il divieto di dimora a Firenze in attesa del processo per direttissi­ma, fissato il 16 marzo.

Ma una volta che le forze dell’ordine terminano l’operazione e se ne vanno, invece che placarsi, la situazione alle Cascine si infiamma. E parte la rivolta. Gli africani sembrano perdere la testa, urlano, qualcuno di loro sembra un po’ più lucido degli altri e prova a riportarli alla ragione. «Ma la maggior parte sembrava come in trance, con gli occhi iniettati di sangue, non c’era verso di fermarli. Urlavano: “Italia merda”, correndo verso la gente, urlavano “merde” agli anziani, alle famiglie». La gente spaventata se la dà a gambe. Gli anziani sulle panchine, le famiglie a fare una passeggiat­a, i bambini: inseguiti e insultati. Una coppia di genitori col passeggino appena arrivata alle Cascine dal ponte della tramvia fa inversione a U e scappa spingendo il passeggino all’impazzata. I cittadini che cercano nel parco qualche ora di pace fuggono, i padroni delle Cascine invece fanno arrivare a tutti il messaggio: quello è territorio loro. I due podisti nascondono il cellulare e si allontanan­o. Di girare altri video non è il caso, ormai la situazione è precipitat­a. «Ho chiamato le forze dell’ordine chiedendo loro di tornare, secondo me hanno sbagliato ad andarsene, la situazione era impression­ante. Quei ragazzi non si sono limitati a cacciare gli italiani dal giardino, sono arrivati fino alla strada, fino al ponte della tramvia. Non avevo mai visto niente del genere in vita mia».

Finalmente gli spacciator­i si calmano, capiscono che hanno allontanat­o il loro principale pericolo: gli occhi indiscreti. Possono così ricomincia­re a spacciare indisturba­ti, con i clienti che scendono alla fermata della tramvia, contrattan­o, comprano, ripartono con la corsa successiva.

 Il racconto di un testimone La cosa più impression­ante è che via via sono cominciati ad arrivare in tanti, da tutte le parti del parco Qualcuno deve averli chiamati a raccolta

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La rivolta nel video di due testimoni
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Alcuni frame dei video girati da due corridori alle Cascine: a sinistra i controlli dei vigili in bici, a destra l’intervento dei carabinier­i
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