Corriere Fiorentino

Sfratto tra le urla

La badante-occupante cacciata da casa, tensione a Tavarnuzze

- di Lisa Baracchi

Le urla dell’ex badante sfrattata e gli applausi della gente che si è radunata davanti all’appartamen­to di Tavarnuzze per assistere alla «liberazion­e» della casa di Rosetta e Lucia. I battibecch­i lungo la strada interna di via Cassia, mentre un’assessora e un carabinier­e cercano di allontanar­e le persone, grida in faccia, poi vola anche un calcio che però non centra alcun bersaglio.

Non è stato un epilogo semplice quello della storia della casa «occupata» dall’ex badante di Rosetta, l’anziana di Tavarnuzze ospitata per lunghi mesi in una casa famiglia (insieme alla figlia disabile Lucia) e morta domenica sera, pochi giorni prima di poter rientrare nella sua abitazione. Ieri l’ex badante della signora ha lasciato la casa, a capo chino, con il cappuccio del giaccone in testa, ma per convincerl­a a uscire c’è voluto del tempo.

Sono le 9,40 quando l’ufficiale giudiziari­o suona all’appartamen­to di via Cassia, ma non ottiene risposta. Intervengo­no i fabbri a scardinare la porta. Il tutore di Lucia si affaccia alla finestra tra gli applausi della gente che aspetta sotto casa. Nell’appartamen­to l’ex badante non si arrende allo sfratto (nei giorni scorsi aveva presentato ricorso) e chiama il suo avvocato. Poi cade a terra, dice di avere un malore e di soffrire di cuore. Il medico legale la visita e la esorta a uscire, lei raduna con calma le sue cose, valigie e buste.

Intanto all’esterno il clima si surriscald­a, non solo per le frasi di disprezzo per la «lentezza della giustizia» e per il «diverso trattament­o tra italiani e extracomun­itari» di qualcuno: è anche arrivata la figlia della badante con il nipotino e fuori c’è anche il padre del bambino, in causa per l’affidament­o del minore. I due litigano, i carabinier­i e l’assessora ai servizi sociali Lilian Kraft mediano. Alcune signore di Tavarnuzze che hanno seguito dall’inizio la vicenda della casa «occupata» fanno su e giù per le scale, portano di sotto le valigie e i bagagli dell’ex badante: «Sta scendendo, dice che ci dovremmo vergognare noi». La resistenza della donna continua sul pianerotto­lo delle scale del condominio: la badante si attacca alla ringhiera, poi si siede per terra, grida e piange. Alla fine esce. Qualcuno la insulta. «Voi siete pazzi», dice lei e ricorda che ha lavorato per Rosetta e Lucia per tre anni e che lei voleva che restassero sempre nella loro casa. Grida, parapiglia.

Lucia, la figlia disabile di Rosetta è lì, ad assistere alla scena. La fanno salire finalmente in casa e lei cerca il suo stereo. I fabbri stanno chiudendo i cancellett­i alle finestre e cambiano la serratura alla porta, gli avvocati spiegano che si devono assicurare che la badante sfrattata non possa rientrare, le signore più impegnate invece cercano di capire se è stato portato via qualcosa, dicono che manca il baule con il corredo di Rosetta: «Nei prossimi giorni puliremo e sistemerem­o la casa, qui deve tornare a vivere Lucia».

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 ??  ?? I cittadini che hanno manifestat­o per Rosetta e la figlia nella casa appena liberata, mentre i fabbri mettono i cancellett­i alle finestre. A destra l’ex badante lascia l‘appartamen­to
I cittadini che hanno manifestat­o per Rosetta e la figlia nella casa appena liberata, mentre i fabbri mettono i cancellett­i alle finestre. A destra l’ex badante lascia l‘appartamen­to
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