La vittoria del No sulla costa riapre la partita dei sindaci
I timori del Pd per le elezioni a Carrara, Lucca e Pistoia. A Pisa renziani contro Fontanelli
La «riflessione collettiva» sulla sconfitta nel referendum costituzionale partirà tra qualche giorno con la direzione regionale, ma intanto il Pd già si divide sulla lettura del voto e sulle sue conseguenze nelle città in cui si voterà a primavera. E le tensioni nel partito, più che nella corsa alla segreteria nazionale e regionale (che scatterà solo dopo) rischiano di avere ripercussioni nella scelta dei sindaci nelle città toscane dove ha vinto il No.
Dalle urne è uscito un fronte te del Sì, e un Pd, maggioritario, con oltre il 52% dei consensi ma anche una regione in cui il monolite «rosso» non esiste più e la Costa conferma di essere un territorio dove i dem faticano e dove ogni partita ormai è aperta. «Bene ha fatto Renzi a dimettersi da premier — sottolinea il segretario regionale Pd, Dario Parrini — e deve restare segretario. Il risultato toscano non ha eguali in Italia e si pone come un punto di riferimento. Sei province su 12 in Italia in cui è prevalso il Sì sono toscane. Si riparte da qui per un nuovo cammino». «Questo è un No di chi vuole bene all’Italia e alla Costituzione», spiega Filippo Fossati dei Democratici per il No. Per Fossati Renzi non doveva lasciare il governo — «Il presidente del Consiglio è il segretario del Pd. Il Pd non si può dimettere. Spetta a noi proporre una soluzione per il governo e per una nuova legge elettorale» — e ora si deve «gettare ponti, ricucire gli strappi a sinistra». Enrico Rossi, il primo che ha commentato il voto spiegando «Renzi ha puntato apertamente a destra per vincere», ha aggiunto: «una sconfitta così forte richiede un ripensamento partito, che chiama in causa il Governo, il cui riformismo si è rivelato insufficiente e troppo debole. Il tempo e le sfide richiedono un Pd diverso e una leadership diversa», confermando la sua candidatura alla segreteria nazionale. Rossi ha chiesto che l’ex premier lasci la segreteria da qui al congresso, ma sul fronte opposto Dario Nardella ha affermato: «Renzi si conferma leader della sinistra e della nostra area politica. Ho fiducia nel mio leader e segretario Matteo Renzi».
Parrini, pur riconoscendo che «ci sono zone dove siamo andati meno bene», ha rifiutato l’equazione voto referendario-amministrative. «Non sono sovrapponibili — scandisce — e lo dimostra il caso di Sesto Fiorentino dove come partito abbiamo le ben note difficoltà ma il Sì ha il 58%». E se Bagno a Ripoli dove il Sì ha avuto il 63,12%, il livello più alto per i Comuni sopra i 25.000 abitanti in Toscana e in Italia, resta il No largamente primo a Massa e Carrara e Lucca, nella provindel cia e nella città di Grosseto, primo a Livorno, con la provincia che non compensa il capoluogo a guida grillina dove il No alla riforma ha ottenuto il 52,2% dei voti, primo anche a Pisa città. E a Carrara e Lucca, dove il sindaco dem uscente Alessandro Tambellini è sottoposto alla pressione del Pd perché faccia le primarie per la riconferma, ma anche a Pistoia con Samuele Bertinelli che nel partito è considerato un «rossiano», il partito dovrà trovare l’unità in vista delle amministrative del 2017. Perché dopo aver perso Livorno, Arezzo, Grosseto e Sesto, il Pd non può permettersi altri passi falsi. Ma intanto a Pisa è scoppiato il caso di Paolo Fontanelli, che ha votato («e lavorato» dicono in via Forlanini) per il No. «L’attuale gruppo dirigente renziano deve tenere conto del campanello d’allarme uscito dalle urne: il No che a Pisa vince con il 55% è un dato politico molto significativo che non può essere ignorato», ha commentato il parlamentare; «Il Sì a Pisa ha raccolto quasi 2.000 voti in più rispetto a quelli presi nel 2013 dalla coalizione per il sindaco Marco Filippeschi. Chi ama Pisa non decida di abbandonarla nel 2018 come ha fatto con la riforma», ha replicato Antonio Mazzeo, vicesegretario regionale dem e uomo forte renziano nella città della torre pendente.
Il No ha prevalso in quattro province su dieci: in quella di Massa la percentuale più alta Vittoria anche a Livorno (non solo in città) Bagno a Ripoli capitale del Sì: i favorevoli alla riforma hanno superato il 63% dei consensi, miglior risultato nei Comuni sopra i 25mila abitanti