Sponsor, acquisti, obiettivi Per ora è tutto un chissà...
OLTRE IL CASO MOHAMED
Certo, poi in campo il regista e il centravanti sono più importanti della scritta sulla maglia, ma fino a un certo punto. Se non hai l’una, è più difficile che tu abbia gli altri. È un serpente che si morde la coda. La mancanza di uno sponsor è uno dei tanti piccoli (o grandi, fate voi) campanelli di allarme che accompagna questa strana estate viola. Una certezza, purtroppo. Una delle poche.
Il resto è tutto un chissà… Chissà quali saranno gli obiettivi stagionali. Chissà qual è il budget di mercato a disposizione dei vari direttori all’opera. Chissà se Paulo Sousa sarà all’altezza di Montella, magari senza ottenere gli stessi risultati, ma perlomeno lasciandoci il piacere di andare allo stadio per divertirci. Chispresenterà se Rossi tornerà a essere Pepito. Chissà se è vero quel che dice Aquilani, e cioè che da tempo Salah aveva comunicato ai compagni la sua intenzione di non rimanere. Chissà che sarà di Gomez, SuperMario alla memoria. Chissà se si riuscirà a trattenere almeno Bernardeschi. Chissà se i vari direttori all’opera riusciranno a liberarsi di qualcuno dei 35 (o forse di più?) giocatori ancora in organico. Chissà se si dovrà rimpiangere Neto. Chissà se si riuscirà a chiudere qualche bella storia viola senza litigate a colpi di comunicati o cinguettii più o meno intonati.
Le ultime su Salah sono scoraggianti. La linea della Fiorentina non cambia: «Aspettiamo il giocatore il 13 luglio a Moena». Gli agenti dell’attaccante egiziano fanno sapere che invece il loro assistito si regolarmente giovedì al ritiro del Chelsea. Un altro colpo sotto la cintura. O forse no. Quella scrittura privata è un incidente di percorso molto grave. I dirigenti viola si sono prestati al gioco delle tre carte, dove, com’è noto, chi tiene il banco vince sempre. Si sono cioè consegnati alle bizze del giocatore e del suo staff, che evidentemente fin dall’inizio erano maldisposti.
Poi è chiaro che l’Inter, o la Roma, o chissà chi altro avranno inviato accattivanti sirene all’indirizzo del sedisà cente Messi delle Piramidi. Ma il calciomercato si basa da sempre sulle rotture unilaterali dei contratti, come del resto la Fiorentina sa bene, altrimenti né Montella né Paulo Sousa sarebbero arrivati. Il futuro è terra incognita. L’unica certezza, a questo punto, è che non rivedremo Salah in viola.
È impresentabile. Da questa storiaccia la Fiorentina uscirà un po’ meno acciaccata soltanto se, a colpi di carte legali, otterrà di tenere fermo il giocatore per un anno (magra soddisfazione, per quanto molto morale), oppure, ipotesi più cruda ma concreta, se riuscirà a trarne qualche beneficio. Economico o no (magari provare a chiedere al Chelsea un altro giocatore in prestito? Perché non proprio Cuadrado, ironia della storia calcistica, così da sottrarlo alle eventuali malie di Juventus e Inter?). Il fatto che Paulo Sousa non ha mai considerato Salah indispensabile, facendolo sapere alla società ben prima della gelida frase di commiato di ieri («Io penso solo a chi è qui, non a chi ha un piede dentro e un piede fuori»), rende l’intera vicenda quasi surreale.
Si ricomincia da Moena con le idee poco chiare. La prima mossa di Paulo Sousa non è sembrata molto lungimirante. Ha chiesto ai giocatori impegnati in nazionale (sudamericani a parte) di rinunciare all’ultima settimana di vacanze per ripartire da zero tutti insieme. Proposito lodevole. Ma purtroppo certi diritti sono appunto diritti. Neppure l’idea di rendere la scelta facoltativa è stata brillante. Così infatti succederà che i giocatori verranno divisi, magari anche dai tifosi, in buoni «attaccati alla maglia» (quelli che hanno accettato) e cattivi scansafatiche (quelli che non si sono prestati). Si poteva evitare. Tutte mosse difficili da inquadrare in una strategia chiara. La Fiorentina in questo momento più che mai è un atto di fede. Per fortuna mancano più di 40 giorni al primo impegno ufficiale. Basteranno? Chissà.