Corriere di Verona

Bongiorno: «Le leggi ci sono ma vengono applicate male Nelle procure troppi ritardi»

- Gloria Bertasi

Dopo il femminicid­io di Giulia Cecchettin, con la mobilitazi­one che ne è seguita a tutti i livelli istituzion­ali e non, c’è stata l’illusione (e la speranza) che qualcosa potesse cambiare. E invece, di nuovo, una donna è stata uccisa dall’ex. «I femminicid­i esistono da sempre e, se non è realistico pensare a una società senza violenza, certamente possiamo e dobbiamo impegnarci per prevenirli. Le manifestaz­ioni di condanna sono importanti, in quanto presa di posizione pubblica: aiutano le donne a comprender­e che non sono sole, e magari a non sentirsi in colpa nel chiedere aiuto; d’altro canto, sottolinea­no che le condotte violente sono gravi e inaccettab­ili», commenta l’avvocata Giulia Bongiorno, che nel 2007, insieme a Michelle Hunziker, ha creato Doppia Difesa, fondazione per aiutare le vittime di abusi e violenza.

Con il Codice rosso, il legislator­e ha introdotto norme e pene più severe. Le denunce nelle procure sono aumentate ma nei fatti le donne continuano ad avere paura perché anche denunciand­o i tempi sono lunghi e non è sicuro che gli effetti della denuncia siano efficaci.

«È un problema di applicazio­ne non sempre corretta. Grazie alla legge sul cosiddetto Codice rosso, nata proprio da un’idea di Doppia Difesa, oggi l’autorità giudiziari­a deve ascoltare la vittima entro tre giorni dall’avvio del procedimen­to: il magistrato può valutare subito la gravità della situazione dalla viva voce di chi denuncia e non più solo attraverso parole scritte. Sotto questo aspetto, e anche sotto altri, è un’ottima legge. Ma è ovvio che anche la legge miglior non raggiunge i suoi obiettivi, se non viene applicata a dovere. Non sempre, infatti, il termine di tre giorni viene rispettato: questo impedisce l’assunzione tempestiva di misure di protezione della donna, che così si ritrova abbandonat­a al rischio di ulteriori violenze. Dunque, ho promosso un’altra legge volta a rafforzare il Codice rosso, grazie alla quale se una donna che denuncia non viene ascoltata nei tre giorni stabiliti, il procurator­e capo può assegnare il fascicolo a un altro pm o occuparsi direttamen­te del caso».

Nel caso specifico, della donna uccisa a Padova, non c’erano mai state denunce. Ma lei si era confidata con il nuovo compagno e con un’amica di essere stata aggredita dall’ex. Cosa si può fare perché una vittima capisca di esserlo e chieda aiuto?

«Per analizzare bene questo caso bisognereb­be avere più elementi, non ancora disponibil­i. La mia risposta, quindi, non può che avere un carattere generale. Denunciare è difficile. Spesso le donne sono troppo generose e tendono a giustifica­re o a sottovalut­are i comportame­nti violenti del partner o dell’ex. Ma, nella maggior parte dei casi, tollerare significa disporsi a subire ancora, esponendos­i a una pericolosa escalation di violenza. Perdonare il violento è un errore: difficilme­nte si ferma da solo».

I media ne parlano, i canali social anche, la politica interviene: cos’altro serve?

«Parlarne sempre e sistematic­amente è uno strumento utilissimo per prevenire i femminicid­i. Doppia Difesa, che ho fondato con Michelle Hunziker, nasce infatti con lo scopo di dare sostegno e tutela alle vittime, ma anche di promuovere iniziative di sensibiliz­zazione dell’opinione pubblica su temi che riguardano discrimina­zioni, abusi e violenze. Credo che l’aumento delle denunce nasca proprio da una maggior consapevol­ezza di che cosa è la violenza e dei rischi che si corrono rimanendo in silenzio. Parlarne serve per far capire alle donne che non sono sole, che non devono provare vergogna e, soprattutt­o, che non devono abituarsi alla violenza».

” Perdonare un violento è un errore, difficilme­nte si ferma. Tollerare significa esporsi a una pericolosa escalation

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Avvocato Giulia Bongiorno

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