Chiara e la lotta con l’assassino in bocca straccio con candeggina
Bardolino, ipotesi emorragia interna. Oggi l’autopsia e l’interrogatorio di garanzia dell’omicida
Emergono nuovi elementi sull’assassinio di Chiara Ugolini, la 27enne uccisa nel suo appartamento a Calmasino dal suo vicino di casa, Emanuele Impellizzeri, arrestato dopo la fuga in moto. Sulla «scena del crimine», quella della casa sulle colline del lago, stravolta dall’intervento dei soccorritori del 118, che hanno tentato di rianimarla, i carabinieri hanno trovato uno straccio imbevuto di candeggina: era sul pavimento, vicino al corpo. È stato subito portato al medico legale, che oggi effettuerà l’autopsia. Autopsia che dovrà chiarire le cause della morte, dovute probabilmente ad un’emorragia interna scatenata da un colpo violentissimo, forse un pugno.
Il cellulare spento. E quello straccio imbevuto nella candeggina. Vacilla sotto i colpi che arrivano dalla ricostruzione dei carabinieri, quell’ipotesi di «casualità» con cui Emanuele Impellizzeri ha provato ad ammantare l’omicidio di Chiara Ugolini, la 27enne uccisa domenica verso sera nel suo appartamento a Calmasino da quello che era un suo vicino di casa. Quel «l’ho vista sul terrazzo e ho perso la testa: non so cosa mi sia scattato, perché sono andato lì... Non ho resistito..» scandito da Impellizzeri davanti ai militari del reparto operativo di Verona, arrivati dopo che la polstrada lo ha fermato lungo l’autostrada del Sole, all’altezza di Firenze Impruneta, mentre cercava di scappare in sella alla sua moto. E che si sta sciogliendo come neve al sole con il proseguo delle indagini.
Lo straccio
E mentre lui veniva fermato, nell’appartamento di Calmasino dove Chiara viveva con il fidanzato Daniel e dove è stata ammazzata, lavoravano gli esperti della sezione indagini scientifiche. Una «scena del crimine», quella della casa sulle colline del lago, stravolta dall’intervento dei soccorritori del 118, che hanno tentato di rianimare Chiara. Quello straccio imbevuto di candeggina, quando sono arrivati i militari dell’Arma, era sul pavimento, vicino al corpo. È stato subito repertato e portato al medico legale, che oggi effettuerà l’autopsia su Chiara. Autopsia che dovrà chiarire le cause della morte, dovute probabilmente ad un’emorragia interna scatenata da un colpo violentissimo - forse un pugno - che la ragazza ha ricevuto all’addome. Oppure proprio dall’ingerimento di una sostanza caustica, come la candeggina. Si dovrà verificare se a Chiara quello straccio sia stato infilato in bocca. Si cercheranno tracce di saliva sul panno. E, soprattutto, segni di ingestione e corrosione nella gola e nello stomaco. Perché non è neanche escluso che Impellizzeri abbia cercato di fargliela ingurgitare, quell’ammoniaca.
E verranno analizzati anche i vestiti di Chiara. Quelli che lei si stava probabilmente preparando a mettere quando si è trovata quell’uomo davanti. E l’ipotesi di un tentativo di violenza sessuale rimane, al momento, la più accreditata. Perchè sul movente di quell’omicidio Impellizzeri non ha detto nulla.
Ha parlato solo quando ha visto i militari scaligeri. Fino a quel momento era convinto di essere stato fermato e portato in caserma per un eccesso di velocità e per aver violato quell’obbligo di dimora che lo voleva a casa a quell’ora. La coda di una condanna per due rapine commesse nel Mantovano. Gli hanno chiesto dei graffi e delle macchie di sangue che aveva sul viso e sul collo, i carabinieri. E a quel punto lui ha confessato di aver ammazzato Chiara. Senza però spiegarne il motivo. Quello che potrebbe essere chiarito stamattina, durante la convalida dell’arresto.
Il telefono spento
È in carcere a Pisa, Impellizzeri. Ieri ha incontrato uno dei suoi legali. E le cose che deve chiarire sono molte. A partire da quel «ho perso la testa», che non regge alla prova dei fatti. Talmente lucido Impellizzeri, da aver spento il telefono appena inforcata la sua Yamaha R6 bianca, per non essere intercettato. Ma i carabinieri gli avevano già filato la ragnatela in cui è rimasto incastrato.
Sapevano che quel 38enne di origine siciliana, con una sfilza di precedenti, comprese violenza e resistenza a pubblico ufficiale, aveva contatti con persone al Sud. E su quella traiettoria si sono mossi. Il comandante provinciale Pietro Carrozza ha chiamato tutti i colleghi dei comandi tra Verona e Viterbo. Così fuori da ogni casello dal Veneto al Lazio è arrivata una pattuglia. E ha avvisato anche la Polstrada, competente sui tratti autostradali. È così che Impellizzeri è finito nella rete.