I monitoraggi di Legambiente. È allarme erosione della costa
Foci dei fiumi inquinati, VENEZIA dall’Adige al Sile fino al Brenta. È l’esito delle analisi dei campioni d’acqua prelevati da Legambiente nel monitoraggio che ogni anno svolge la sua Goletta Verde. «C’è ancora tanto da fare per rendere efficienti i sistemi di depurazione», denuncia l’organizzazione ambientalista. In tutto, i volontari hanno raccolto acque in undici punti delle coste venete tra il 19 e il 26 luglio, otto alle foci, due in mare e uno in laguna. Tre sono risultati oltre i limite di legge: la foce del Sile a Cavallino Treporti e quella del Brenta a Chioggia (località Isola Verde) nel Veneziano e, infine, l’Adige a Rosolina Mare nel Rodigino, che è risultata la zona più inquinata di tutte.
«Dobbiamo lavorare per raggiungere gli standard che impone l’Unione europea — dice Maurizio Billotto, vicepresidente di Legambiente Veneto —. Un altro elemento che allarma è l’erosione in costante peggioramento delle coste nonostante gli interventi che si sono susseguiti nel tempo». La zona più colpita è Caorle con 52 chilometri di tratti di litorale erosi, ossia il 37 per cento del totale pari a 870 mila metri quadrati. «Il faro di Bibione oggi è a 45 metri dal mare mentre 35 anni fa era a 160 metri di distanza: un chiaro esempio di cosa sta accadendo al nostro territorio», continua.
L’esito dei campionamenti delle acque sarà a disposizione di tutti. «Nelle otto foci monitorate — conclude Legambiente — solo in due aree, presso la foce del Piave e del Sile, i volontari hanno trovato cartelli di divieto di balneazione. Ma in nessun punto è stata vista un’indicazione sulla qualità delle acque». Ma, ricordano gli ambientalisti, da più di cinque anni è obbligatorio per legge. (g. b.)