Padova guida le piazze no vax, bambini in corteo
In 600 a Treviso, il leader Girotto al microfono: «Vi siete chiesti perché vinciamo tanto alle olimpiadi? Panem et circenses...»
Bambini in prima fila muniti di striscione «Vogliamo andare liberi a scuola». Ed è solo un fotogramma di una protesta lunga due ore (e qualche chilometro). Quasi cinquemila persone si sono trovate a Padova per il terzo atto della manifestazione anti-Green pass, guidando così — come auspicato dagli organizzatori — le piazze No vax dell’intera regione. Dove l’adesione è stata a dir poco minore: a Belluno cinquanta, sull’asse Venezia-Vicenza non hanno superato i cento partecipanti mentre a Verona hanno toccato il migliaio e a Treviso si sono fermati a seicento. Tra questi ultimi Paolo Girotto, candidato presidente alle scorse elezioni regionali con il Movimento 3V, che inserisce nel «complotto mondiale» le Olimpiadi affermando senza alcun timore di smentita: «Ma lo sapete perché abbiamo vinto tutte queste medaglie? Si chiama panem et circenses: vogliono darci il contentino per farci stare zitti e buoni».
Decisamente diversa la situazione all’ombra del Santo, dove i partecipanti sono molti ma molti di più: chiamati a raccolta come di consueto tramite le chat di gruppo di Telegram (con tanto di Gandhi sorridente sul volantino), i manifestanti si sono radunati in piazza Duomo ben prima delle 18, orario dell’appuntamento ufficiale. Le mascherine indossate regolarmente si contano sulle dita di una mano, e la composizione della manifestazione è la più eterogenea possibile: si va dall’ottantenne che fatica a deambulare ma che aspetta da quacaduto si un’ora di poter «urlare contro la dittatura sanitaria» alla famigliola del Mulino Bianco «orgogliosamente non vaccinata»: padre, madre, due figli piccoli, un Jack Russell e zero dispositivi di protezione individuale. La piazza si anima quando un manifestante spunta ai piedi della basilica cattedrale di Santa Maria Assunta con stella di David tristemente appuntata sulla camicia e cartello che inneggia al dottor Giuseppe De Donno («padre» delle cure anti-Covid con plasma iperimmune, morto suicida due settimane fa) e in cui si parla apertamente di «omicidio con mandanti ed esecutori»: due minuti di applausi.
A differenza di quanto acnelle passate occasioni sono poche le parole urlate al megafono dal capopopolo di turno, che si limita a esclamare riferendosi all’entrata in vigore del Green pass: «Dopo una lunga agonia ieri (venerdì, ndr) hanno ucciso la democrazia», chiedendo poi un minuto di silenzio. Anzi mezzo, perché il tempo stringe: all’improvviso il corteo — autorizzato, al pari della manifestazione — parte dirigendosi verso piazza dei Signori. Neanche 40 metri percorsi e arriva la prima protesta: una ragazza di 16 anni seduta sulla scalinata della Gran Guardia urla senza pensarci due volte «ignoranti» in direzione dei manifestanti, solo l’intervento delle forze dell’ordine — presenti in massa tra polizia di Stato, carabinieri e polizia locale oltre agli uomini della Digos — evita il peggio.
La «processione» dei No pass prosegue lungo corso Milano (con tanto di traffico bloccato) e sul Liston, si ferma per una decina di minuti davanti a Palazzo Moroni, sede del Comune di Padova, e riparte poi — con in testa sia bimbi cantanti a comando che una coppia di ucraini con icone ortodosse in bella vista,
Nelle altre città A Treviso i No pass erano in 600. Un centinaio a Venezia, Verona e Vicenza
ma anche militanti di Forza Nuova «in incognito» — tra cori «Noi siamo liberi» e cartelli «No nazi-pass». La destinazione finale? Prato della Valle, dove le note di La libertà è partecipazione di Giorgio Gaber e Imagine di John Lennon accompagnano gli interventi di due manifestanti che, nell’ordine, definiscono il Green pass «la follia della follia» e che esclamano convinti «se questa è una pandemia io sono Babbo Natale». Ad applaudirli convinto un uomo di mezza età con maglietta antiBurioni e mascherina gialla recante la scritta «Il vaccino rende liberi» con svastica a corredo. Appuntamento a sabato prossimo.