Corriere di Verona

«La pittura? È il mio demone»

Gli studi in Scienze Politiche, l’idea della carriera diplomatic­a, poi il lavoro come art director e copywriter. Il primo romanzo, seguito da altri quattro e la grande passione di dipingere

- Lorenzo Fabiano (115.continua)

Padova: a una mostra, una signora della «società bene» rimane folgorata dinanzi ai dipinti di Lapo Sagramoso sul Tahmisat, terra di lucente bellezza, cultura e glorioso passato. Per non dire degli splendori di Balascam, la capitale di questa landa d’Oriente. La signora è così conquistat­a da voler andare a visitare tanta magnificen­za. Si reca in un’agenzia di viaggi, chiede il biglietto aereo per Balascam: i solerti impiegati si mettono alla ricerca, ma…niente. Nessun volo per il Tahmisat. La signora, sdegnata, gira i tacchi e se ne va via sbattendo la porta. Ma non molla e chiama l’unica persona che la possa aiutare, ossia l’autore di quei quadri, Lapo Sagramoso: «Il Tahmisat ovviamente non esiste. È un paese frutto dell’immaginazi­one. Ma non volevo deluderla, così le dissi: “Signora, a Balascam ci sono disordini di piazza. È pericoloso. La informerò quando la situazione si sarà normalizza­ta”. Così mi tolsi dall’impiccio» racconta. Fantasia e ironia sono anime gemelle figlie dell’intelligen­za. E Lapo nella vita ne ha fatto il suo timbro, tra un tocco di pennello e una punta di penna. Veronese, classe 1954, papà dirigente Ibm, mamma imprenditr­ice e designer; cresce tra Milano, Bologna e Venezia: «Ho fatto le scuole elementari a Venezia – racconta -, passavo sotto le finestre di Giacomo Casanova; in quanto a eclettismo e disordine creativo, devo dire che una certa influenza su di me l’ha avuta». Ama disegnare, sebbene al liceo classico nutra un’attitudine verso le materie umanistich­e, si definisce un pessimo studente. S’iscrive a Scienze Politiche a Firenze, aspira alla carriera diplomatic­a: «Con alcuni amici feci un viaggio in Turchia e Iran; era il 1979, e stava scoppiando la rivoluzion­e Khomeinist­a. Giunti vicino all’Afghanista­n, ci consigliar­ono di rientrare in Italia alla svelta».

Tornato a casa lo zio gli ha fissato un colloquio di lavoro presso un’agenzia di pubblicità: «Fui catturato dal magnetismo di Vitaliano Pesante, uomo dallo straordina­rio carisma. Arrivai alle dieci del mattino, e dovetti attendere fino alle sette di sera perché mi rivolgesse la parola. Io rimasi al mio posto. Fui assunto come copywriter. Così ebbe inizio la mia carriera nel mondo della pubblicità». Nel 1981 Lapo vola a New York per un corso su cinema e television­e alla New York University. In Italia sono gli anni del boom della tv commercial­e: «Tornato a casa, a Milano ebbi un colloquio alla Fininvest, con Urbano Cairo. Non mi prese». Poco male, Lapo diviene direttore creativo in un’agenzia milanese, ma Pesante gli propone di tornare a Verona: «Accettai, ero molto contento di tornare nella mia città». Vi rimane sei anni, poi passa al ruolo di direttore marketing per un gruppo guidato da Jacques Bahbout, con sede a Roma: «Ricordo le conteberti­no», stazioni, quando aprimmo il primo Mc Donald’s in Italia a Piazza di Spagna. Lui le affrontava col sorriso». Un giorno a Roma, mentre attende dei clienti a un ristorante, si mette a scrivere un racconto per ingannare il tempo. Si appassiona e lo conclude: «Sapevo disegnare e dipingere, ma scrivere è un’altra cosa. Lo sottoposi a Giovanni Dusi (scrittore veronese, finalista al Campiello nel 1966, ndr). Lo tenne con sé venti giorni, poi mi recapitò una lettera: c’era scritto che il libro era da rifare, ma che sapevo scrivere. Lo riscrissi, Giovanni lo presentò a Cesare De Michelis che nel 1995 pubblicò con Marsilio “Il Quindicesi­mo Procurator­e”, il mio primo romanzo». Lapo ne ha scritti altri tre; l’ultimo, «Seingalt, Il Re e il Liin tempi di pandemia. Sta ora lavorando a un instant book, «Cuccioli e Bambini salvano il Natale», fiaba da lui illustrata. Il suo nome è inserito nell’Authors’ Club della prestigios­a Random House di New York. La pittura era una sua passione, col tempo è diventata molto di più: «Il mio demone. La affinai grazie a maestri come Luigi Scapini e Federico Bellomi». La prima mostra a Madrid nel 1997: «Una signora si era innamorata di un mio quadro; chiese di poterlo pagare a rate, cosa inusuale. Mi disse che senza quel quadro non avrebbe potuto vivere. Saldò regolarmen­te il debito» Lapo Sagramoso, che nel 2012 ha fondato l’Accademia Veneta di acquerello, ha esposto le sue opere a Milano, St Moritz, New York, Miami, Roma, Londra e ovviamente Verona: «Arte figurativa fantastica; la pittura deve risucchiar­e chi la osserva dentro un mondo diverso». Proprio come la meraviglio­sa Balascam, capitale del magnifico Tahmisat. Chissà se la signora di Padova se ne sarà fatta una ragione.

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L’arte Lapo Sagramoso è scrittore e pittore

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