Accoltellata al cuore orrore nel giorno contro la violenza sulle donne
Cadoneghe, ossessionato dalla gelosia aveva già minacciato di ucciderla e messo telecamere nel lampadario Lei era fuggita e tornata dopo le scuse i figli riposavano nella stanza accanto
«Ho ucciso CADONEGHE (PADOVA) mia moglie, venite a prendermi al civico 3 di via Piave a Cadoneghe». Abdelfettah Jennati, 39 anni, marocchino, magazziniere in una ditta dell’Alta Padovana, ha colpito con una coltellata al cuore la moglie, Aycha El Abioui, trentenne connazionale e poi ha chiamato il 112. L’uomo era ossessionato dalla gelosia: il 5 ottobre la trentenne aveva denunciato in caserma il marito per le ripetute minacce, dopo aver abbandonato la casa.
Martedì CADONEGHE (PADOVA) notte l’operatore di turno alla centrale del 112 ha risposto alle 23.30. Al telefono, una voce «fredda», si è limitata a comunicare: «Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi al civico 3 di via Piave a Cadoneghe».
A parlare è Abdelfettah Jennati, 39 anni, marocchino, magazziniere in una ditta dell’Alta Padovana, che si sta auto denunciando pochi istanti dopo aver ucciso la moglie Aycha El Abioui, trentenne connazionale. L’ha fatto quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte di ieri, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. E cinque minuti più tardi una pattuglia dei carabinieri è intervenuta nella palazzina a tre piani trovando l’omicida impassibile all’ingresso del condominio. Lucido, ha indicato ai militari di salire le scale al primo piano dell’appartamento composto soggiorno, cucine e due camere, dove gli operatori hanno rinvenuto il cadavere della donna ancora in pigiama sul suo letto. In quel momento, in un’altra stanza, dormivano senza essersi accorti di nulla i tre figli di 4, 7 e 9 anni. Sul posto si sono portati gli uomini del Nucleo Investigativo in stretto contatto con il colonnello Luigi Manzini, comandante del provinciale di Padova, e il pm di turno Marco Brusegan.
Il femminicida è stato ammanettato mentre le sue confessioni hanno cristallizzato la scena del delitto, confermando i dettagli che poco dopo avrebbe raccolto il medico legale: Aycha è stata uccisa nel sonno con due fendenti, il primo che l’ha colpita non in profondità, il secondo che è arrivato a trafiggerle il cuore. Nessun apparente segno di colluttazione, se non una piccola ferita alle dita. Il resto lo chiarirà l’autopsia.
L’arma è un coltellaccio di 30 centimetri, largo quanto una mano, un attrezzo artigianale che è stato sequestrato. Il movente è da ricercare nella gelosia bieca (e immotivata) che l’uomo provava per la consorte. In un primo momento si era diffusa anche l’ipotesi che la donna fosse incinta del quarto figlio, circostanza poi chiarita: la trentenne aveva abortito poco meno di un mese fa per sua scelta, dovuta a motivi di salute. La morbosa gelosia di Jennati era nota: il 5 ottobre la trentenne aveva denunciato in caserma il marito per le ripetute minacce, dopo aver abbandonato l’appartamento portando con sé i figli. Nella querela si faceva riferimento ad atteggiamenti inquietanti: l’uomo la spiava, aveva installato una telecamera nascosta nel lampadario del soggiorno per controllare i suoi movimenti ed era sicuro che lei avesse un amante. Era anche convito che la consorte avesse scelto di interrompere la gravidanza perché non certa dell’identità del padre.
A fine settembre aveva minacciato di ucciderla nel sonno, tanto che i carabinieri avevano già raccolto tutte le testimonianze di amici e parenti, presentando in procura la richiesta al magistrato di emettere, nei confronti di Jennati, un divieto di avvicinamento alla moglie. Aycha (che era seguita dal Centro antiviolenza di Padova) a inizio ottobre aveva deciso di andarsene di casa, vivendo coi figli per una ventina di giorni da un’amica, prima di ritornare e ritirare la querela: «Alla fine mio marito è una brava persona, coi bambini è un ottimo padre» aveva raccontato a chi le sconsigliava di rincasare.
Nel Padovano la famiglia si era trasferita all’inizio del 2019, dopo aver vissuto per un decennio a Caltanissetta in Sicilia. «Era una famiglia conosciuta ai servizi sociali- ha spiegato Marco Schiesaro, sindaco di Cadonegheavevano ricevuto aiuti, anche economici. I figli frequentano le scuole del Comune, adesso ci prenderemo cura di loro».