Venezia e Mestre, Zaia pronto a indire il referendum Brugnaro: astensione
Si voti quanto prima. Su questo sono tutti d’accordo, oltre ai separatisti anche il presidente della Regione Luca Zaia, che deve indire la data del referendum di divisione tra Venezia e Mestre, e il sindaco Luigi Brugnaro. «La legge va applicata, è una sentenza, che ha avvalorato il fatto che la legge regionale è corretta», sottolinea il governatore il giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato che «boccia» il parere del Tar e legittima la consultazione, la quinta dal 1979: nei primi tre casi ha vinto il fronte del no, mentre nell’ultima consultazione non è stato raggiunto il quorum. Ed è proprio quello su cui punta il sindaco: «Chiedo alla Regione di indicare la data quanto prima e invito i cittadini a esercitare il diritto di non andare a votare per l’ennesimo referendum sulla separazione. Per questo motivo, non farò campagna elettorale», dice. Anche perché quello che Luigi Brugnaro non vuole assolutamente fare, è personalizzare il referendum per non incorrere all’«effetto Renzi» quando il voto contro il premier si mischiò a quello contro la modifica costituzionale. «Voglio consentire ai cittadini, alla società civile, alle categorie e alla politica di confrontarsi liberamente sul referendum e sulle conseguenze che, secondo me, sarebbero drammatiche se dovesse vincere la tesi separatista», precisa. Non deve cioè essere un referendum pro o contro Brugnaro ma sul futuro delle città di Venezia e Mestre. «L’astensione — sottolinea — ha un forte valore civico: quello di scegliere chiaramente di restare un unico Comune». E su questo tema potrebbe trovare l’appoggio anche di alcuni partiti e associazioni. Il quorum infatti è determinante per la validità della consultazione, che dovrà avvenire entro la fine dell’anno considerato che la normativa esclude il voto nell’anno in cui sono previste le elezioni amministrative. «Andare al voto per le comunali con il pericolo che gli organi istituzionali siano delegittimati pochi mesi dopo le elezioni è una strada troppo rischiosa da percorrere — interviene il Partito democratico di Venezia —. Per questa ragione e per garantire il diritto dei cittadini ad esprimersi attraverso gli istituti di partecipazione come il referendum siamo convinti che la scelta più responsabile e chiara sia quella di votare il prima possibile». «Sulla divisione o meno ognuno deciderà la propria posizione — aggiunge il senatore dem Andrea Ferrazzi — senza anatemi e senza pregiudizi ma fondandosi, spero, su posizioni laiche e non ideologiche». Cosa succederà
qualora vincessero i separatisti non è ancora chiaro: i promotori del voto dicono che a giugno si potrebbe già votare per i due Comuni, l’avvocatura del Comune e dalla Città metropolitana sottolinea invece che difficilmente potranno esserci le elezioni per un eventuale Comune di Mestre. Intanto però i Comitati chiedono di far presto. «La volontà dei cittadini venga rispettata, Zaia fissi la data», dice il leader dei separatisti mestrini Stefano Chiaromanni. «Non vorrei diffidare un’altra volta il governatore, logica vuole che il referendum si svolga prima delle elezioni consentendo così al consiglio regionale, qualora l’esito fosse favorevole, di fare la legge istitutiva dei comuni e andare a votare finalmente per due amministrazioni», aggiunge da Venezia Marco Sitran.