Cassamarca, il buco sale a 78 milioni «Ma alcune negatività solo virtuali»
Da 53 a 78 milioni. Le perdite di Fondazione Cassamarca, mettendo accanto il rosso del 2017 con quello del 2018 contenuto nel bilancio consuntivo approvato ieri dal Consiglio di amministrazione di Ca’ Spineda, sono cresciute del 50% in un anno. Sono tutti conti naturalmente relativi all’ultimo esercizio a firma Dino De Poli e viene precisato che «non tutte le perdite registrate corrispondono a flussi in uscita di denaro perché ci sono scelte strategiche che comportano negatività solo virtuali». Insomma, più crudi di così non si poteva essere e d’ora innanzi ci si attende che la situazione non potrà che migliorare. Rimane il fatto che il documento dovrà essere approvato dal Consiglio di indirizzo il prossimo 30 aprile e, soprattutto, da un collegio sindacale che già nei due anni precedenti aveva ritenuto di non approvare il bilancio. Lo scorso anno i sindaci parlarono chiaramente di «entrate strutturalmente inferiori alle uscite» e di «fondi per l’attività di istituto sostanzialmente esauriti». Una circostanza, quest’ultima, che pare non distanziarsi da quella attuale, tanto che le erogazioni non dovrebbero superare il milione. Ma se un anno fa i revisori non annotarono alcuna «significativa dismissione del patrimonio immobiliare convenuta con Unicredit per il rimborso del debito», nei primi quattro mesi di gestione di Luigi Garofalo le vendite dei palazzi ci sono state tanto che l’esposizione della strumentale «Appiani 1» verso Unicredit potrebbe scendere sotto i 130 milioni, cioè il 25% in meno. Fin qui le pendenze della immobiliare. Ci sono tuttavia altri buchi da tappare, sempre nei confronti del gruppo bancario milanese, direttamente da parte della Fondazione, qualcosa come 28,4 milioni che Cassamarca vuole estinguere entro pochi mesi.