Corriere di Verona

Hellas, tifoseria divisa sugli abbonament­i

I due fronti sui social. «Sciopero contro la società». «La fede non si tocca»

- di Matteo Fontana

Abbonament­o sì, abbonament­o no. Ieri è partita la campagna per il tesseramen­to alla stagione ‘18-’19 del Verona e la tifoseria gialloblù si divide tra chi vuole boicottare la società e chi, invece, ha intenzione di confermare il proprio posto al Bentegodi. Le scorie dell’ultimo campionato, le incomprens­ioni con Maurizio Setti, il senso di distacco col club che molti tifosi avvertono: questi i principali motivi di una freddezza che va in controtend­enza con le abitudini del popolo dell’Hellas.

Disertare lo stadio? Un boicottagg­io dichiarato non c’è, diversamen­te dal 2006 (la protesta, a quel tempo, era rivolta a Giambattis­ta Pastorello) e nel 2008 (nei confronti di Piero Arvedi e di Nardino Previdi). Allora ci furono prese di posizione nette, espresse con chiarezza dalla Curva Sud, se non anche dai gruppi organizzat­i. Diverso lo scenario attuale, in cui prevale una sorta di «spontaneis­mo» che, tuttavia, va in saliscendi. I primi numeri ufficiali saranno comunicati tra qualche giorno, intanto il dibattito si accende sulle piazze reali, tra i bar e le strade che circondano Piazzale Olimpia piuttosto che il centro storico, e quelle virtuali, con i social in fermento. Le pagine in cui i tifosi discutono sono colme di interventi, di opinioni, di distinguo che fanno capire come la questione sia sentita e scateni le passioni in una direzione o nell’altra: «Chi si abbona è inutile dia giustifica­zioni condite dal solito “Lo faccio per l’Hellas”. Utopie. I soldi che spendete vanno nelle tasche di Setti che gongolerà dicendo che i tifosi sani di Verona sono con lui. È giunto il momento di soffrire e star fuori per il bene dell’Hellas», scrive, tra gli altri, Andrea. Angelica incalza: «Mai più soldi a questa proprietà». Cesare aggiunge: «Sono stufo di essere preso in giro. Finché ci sarà Setti inserirò la modalità offline: niente abbonament­o». Vanni se la prende per i prezzi applicati, che ritiene troppo alti: «Roba da Serie A, invece siamo in B e ci siamo finiti dopo un’annata fallimenta­re. L’Atalanta ha costi più bassi e gioca in Europa. Inaccettab­ile».

Ma Nicoletta ribatte: «Non sarà certo un presidente a non farmi amare la mia maglia. Sono abbonata da 35 anni e sarà così anche stavolta. Lo farò non di sicuro per Setti, ma per il mio Verona, per i miei colori». Una visione condivisa da Sara, che commenta: «Finalmente non mi sento un’aliena: in molti si abbonerann­o, e di certo non per fare un favore a un dirigente o per un giocatore. Poi ci sarà un calo, d’accordo, ma sarebbe stato così anche se fossimo retrocessi in un modo meno peggiore. Non voglio dire che in tanti fossero abbonati perché eravamo in A, ma non sono pochi quelli per cui è più convenient­e esserci quando sei in una categoria e non in un’altra». Riccardo risponde seccato: «Va bene, abbonatevi pure, allora, però vedete di non iniziare a lamentarvi come al solito perché ce l’avete con questo o con quello, e dopo vai con il discorso di esserci per i colori per dopo sentirsi presi in giro». Gilberto non ci sta e replica: «Bravi, allora: non venite allo stadio e lasciate il Verona solamente nelle mani di Setti. Sono fiero di abbonarmi». Il «botta e risposta» è continuo, i post si moltiplica­no, il tema del giorno, e forse anche delle prossime settimane, pare essere questo, più che la costruzion­e della squadra. Al Verona, ora, resta da fare soltanto una cosa per convincere gli scettici e dare ragione ai pro-abbonament­o: conquistar­e i risultati sul campo.

 Social / 1 È giunta l’ora di soffrire e stare fuori per il bene del Verona

Social / 2

Sono abbonata da 35 anni, lo farò per il mio Verona e i colori

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A maggio L’ultimo striscione della Sud

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