Corriere di Verona

Scaligera, il «saluto» alla Fortitudo «Saremo dei samurai con la katana»

Coach Dalmonte accende il duello playoff: domani gara 1 al PalaDozza

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lì, sulla sponda opposta alla Virtus (tornata in alto) che vanno a capitare, adesso, i playoff di A2 di Verona, fresca di un 3-0 tutt’altro che facile su Legnano (stesso risultato la Effe, agli ottavi, su Agrigento). Sponda Fortitudo, dunque, diciott’anni dopo l’ultima serie di playoff contro l’Aquila, all’epoca serie A1. In passato pendeva tutto sugli emiliani, il pronostico. E il presente, con una vigilia dalla simile elettricit­à nell’aria, va in rima. Perché al PalaDozza, domani sera alle 20.30 in gara 1 e mercoledì alla stessa ora in gara 2 (poi gara 3 sabato prossimo qui al Forum) la Tezenis trova una sorta di Juventus del secondo campionato di basket, una corazzata da 42 punti in regular season a Est (36, Verona), una Ferrari dal quintetto rombante, la panchina che si bea di ricambi multipli e un volante che riflette umori e temperamen­to del mai banale Gianmarco Pozzecco.

È la Verona degli Amato (il play, uno che nei playoff sa infiammars­i), Greene (il bomber), Jones (l’ala duttile), Udom (ala grande d’atletismo) e Poletti (il pivot d’esperienza), più ovviamente tutti gli altri, da capitan Palermo a Nwohuocha, da Totè a Ikangi, da Visconti a Oboe. Ed é la Fortitudo dei Cinciarini (12.9 punti ad allacciata), Rosselli (8.2 punti più 5.6 rimbalzi), Mancinelli (12.8 più 5,8 rimbalzi) e Chillo (il lungagnone di cui in gara 1 possono fare le veci gli ex gialloblù Pini e Gandini), gente che gioca ruvido, ti rovescia muscoli addosso, aiutata anche dai Mccaney, Fultz, Italiano, Bryan, Okereafor, un roster in cui non c’è virgola che manchi. Quel che manca a Verona, dal ritorno tra i profession­isti del 2010 a oggi, è scollinare il secondo turno dei playoff (due tentativi nel 2014 e 2017, entrambi falliti) ma non è quella, oggi, un’urgenza. Semmai c’è l’urgenza della Fortitudo, che come ricordava nei giorni scorsi il doppio ex Giacomo Galanda (dal ‘93 al ‘97 a Verona, dal ‘97 al 2003 a Bologna) deve «fare il grande passo diventando più solida, cinica, concreta, non esprimendo­si a fiammate, con quei black out che sono un suo “problema” ricorrente». E d’altronde Bologna vuole riprenders­i l’A1, Verona è invece al primo passo di un piano, a lungo termine, che punta a modellare oggi lo zoccolo duro con cui iniziare a cercare la promozione dal prossimo giro di giostra.

Libera di testa, allora, la Tezenis, nel tuffarsi in una serie (al meglio delle 5) che per Dalmonte impone soprattutt­o di «togliere a Bologna punti e tiri a tutto campo nei primi 6 secondi, per poi esplodere nel tenere gli uno contro uno, sposando tutto ciò a un ritmo offensivo che detti il tempo». Diceva ieri, da Bologna, coach Pozzecco: «Dalmonte è più esperto di me, ne ha viste tante, ha letture rapide e mature. Contro Verona, insomma, è durissima». Gioca, il Poz, a farla più difficile di quanto non sia. Ma una Scaligera vestita da samurai, forse, la vita può complicarg­liela davvero.

Dalmonte Approcciam­o l’Aquila col rispetto e il coraggio dei guerrieri giapponesi prima di un duello

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Quarti di finale In campionato Verona ha perso con la Effe sia all’andata (7162) che al ritorno (54-67)

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