Certezze smarrite Ora il Chievo sente la paura
Non è in discussione, Rolando Maran. Ma sulla parola crisi, ora, ci va la C maiuscola. Al bivio stagionale, incarnato dal Genoa, il Chievo s’è cacciato clamorosamente nel tunnel: una scia di otto sconfitte e due pareggi, trend da retrocessione che non ha eguali in A, sette delle ultime dieci gare chiuse senza segnare nemmeno una rete (due graffi al Bologna, uno a Udinese e Lazio, fine) e il tutto a fronte di 20 gol subìti (media, un paio a gara). In due aggettivi, sterile e fragile.
Il Chievo che s’è ritrovato ieri a Veronello, lo 0-1 col Grifone a pesare sull’umore e l’autostima, è una squadra che, piagata per lungo tempo da infortuni eccellenti, ha smarrito le sue certezze. Quelle certezze parse incrollabili nelle prime dieci giornate di campionato, 15 punti culminati nel derby vinto con l’Hellas. Una squadra caduta nello scoramento e contestata due giorni fa dai tifosi dentro e fuori lo stadio. Una squadra che nello spogliatoio, 24 ore fa, il giorno dopo il Genoa, ha avuto un confronto col suo allenatore, Maran, il presidente Luca Campedelli e il direttore sportivo Giancarlo Romairone. Morale, nessun provvedimento drastico da parte del club, che vede un Maran comunque saldo, seguito dai giocatori, e un gruppo attualmente debole ma non spaccato. Nessun provvedimento e tuttavia la consapevolezza che sabato, col Cagliari, ancora al Bentegodi, l’appello non potrà più essere saltato. Pena, lo smarrirsi ulteriormente in vista di un calendario che da qui a fine marzo, dopo il mezzo spareggio coi sardi, proporrà Fiorentina, Sassuolo, stracittadina con l’Hellas, Milan e Sampdoria.
Ora, dunque, la realtà è quella lì: il Chievo s’è infilato nei pasticci. Dall’impressione di un piccolo calo mentale seguito al 3-2 sul Verona del 22 ottobre scorso si è passati alla constatazione di una grande flessione, con la serenità di una classifica che pareva un cuscino trasformatasi nella paura odierna, solo + 5 sulla zona rossa, i 22 punti gialloblù quindi i 21 del Crotone e poi subito il terzultimo posto, ossia la Spal, a quota 17.
Gli infortuni, vero fattore di crisi, hanno rivelato, poi, l’insostituibilità di tasselli come Castro e Inglese, chiavi di centrocampo e attacco, dietro i quali l’organico non ha dato garanzie: e d’altronde centrocampo e attacco sono proprio i reparti dove il Chievo, negli ultimi anni, non ha trovato ricambi incisivi. Dagli aggiustamenti di modulo, inoltre, vedi il 5-3-2 utilizzato con Juventus e Atalanta, non sono arrivate scosse particolari. E se Giaccherini fin qui pare in netto ritardo di condizione, il calo nel contributo da parte di
Senza Castro e Inglese fuori per guai fisici, il Chievo si è sfaldato. L’organico non si è dimostrato all’altezza
molti (da Birsa a Gobbi passando per quell’Hetemaj lasciato fuori per scelta tecnica contro il Genoa) ha fatto il resto insieme a certi episodi sfavorevoli (tra autogol e deviazioni decisive). Che differenza ci sarà tra il Chievo che ha ceduto al Genoa senza metterci il coraggio annunciato – un solo tiro in porta – e quello che affronterà il Cagliari fra quattro giorni? Di certo, e non è poco, gli insostituibili Castro e Inglese, appena rientrati, avranno una (quasi) settimana in più di lavoro sulle gambe. Ma è il Chievo tutto che, tra allenatore e squadra, dovrà inventarsi la maniera di ritrovare l’equilibrio d’inizio campionato.