Corriere di Verona

Certezze smarrite Ora il Chievo sente la paura

- Matteo Sorio

Non è in discussion­e, Rolando Maran. Ma sulla parola crisi, ora, ci va la C maiuscola. Al bivio stagionale, incarnato dal Genoa, il Chievo s’è cacciato clamorosam­ente nel tunnel: una scia di otto sconfitte e due pareggi, trend da retrocessi­one che non ha eguali in A, sette delle ultime dieci gare chiuse senza segnare nemmeno una rete (due graffi al Bologna, uno a Udinese e Lazio, fine) e il tutto a fronte di 20 gol subìti (media, un paio a gara). In due aggettivi, sterile e fragile.

Il Chievo che s’è ritrovato ieri a Veronello, lo 0-1 col Grifone a pesare sull’umore e l’autostima, è una squadra che, piagata per lungo tempo da infortuni eccellenti, ha smarrito le sue certezze. Quelle certezze parse incrollabi­li nelle prime dieci giornate di campionato, 15 punti culminati nel derby vinto con l’Hellas. Una squadra caduta nello scoramento e contestata due giorni fa dai tifosi dentro e fuori lo stadio. Una squadra che nello spogliatoi­o, 24 ore fa, il giorno dopo il Genoa, ha avuto un confronto col suo allenatore, Maran, il presidente Luca Campedelli e il direttore sportivo Giancarlo Romairone. Morale, nessun provvedime­nto drastico da parte del club, che vede un Maran comunque saldo, seguito dai giocatori, e un gruppo attualment­e debole ma non spaccato. Nessun provvedime­nto e tuttavia la consapevol­ezza che sabato, col Cagliari, ancora al Bentegodi, l’appello non potrà più essere saltato. Pena, lo smarrirsi ulteriorme­nte in vista di un calendario che da qui a fine marzo, dopo il mezzo spareggio coi sardi, proporrà Fiorentina, Sassuolo, stracittad­ina con l’Hellas, Milan e Sampdoria.

Ora, dunque, la realtà è quella lì: il Chievo s’è infilato nei pasticci. Dall’impression­e di un piccolo calo mentale seguito al 3-2 sul Verona del 22 ottobre scorso si è passati alla constatazi­one di una grande flessione, con la serenità di una classifica che pareva un cuscino trasformat­asi nella paura odierna, solo + 5 sulla zona rossa, i 22 punti gialloblù quindi i 21 del Crotone e poi subito il terzultimo posto, ossia la Spal, a quota 17.

Gli infortuni, vero fattore di crisi, hanno rivelato, poi, l’insostitui­bilità di tasselli come Castro e Inglese, chiavi di centrocamp­o e attacco, dietro i quali l’organico non ha dato garanzie: e d’altronde centrocamp­o e attacco sono proprio i reparti dove il Chievo, negli ultimi anni, non ha trovato ricambi incisivi. Dagli aggiustame­nti di modulo, inoltre, vedi il 5-3-2 utilizzato con Juventus e Atalanta, non sono arrivate scosse particolar­i. E se Giaccherin­i fin qui pare in netto ritardo di condizione, il calo nel contributo da parte di

Senza Castro e Inglese fuori per guai fisici, il Chievo si è sfaldato. L’organico non si è dimostrato all’altezza

molti (da Birsa a Gobbi passando per quell’Hetemaj lasciato fuori per scelta tecnica contro il Genoa) ha fatto il resto insieme a certi episodi sfavorevol­i (tra autogol e deviazioni decisive). Che differenza ci sarà tra il Chievo che ha ceduto al Genoa senza metterci il coraggio annunciato – un solo tiro in porta – e quello che affronterà il Cagliari fra quattro giorni? Di certo, e non è poco, gli insostitui­bili Castro e Inglese, appena rientrati, avranno una (quasi) settimana in più di lavoro sulle gambe. Ma è il Chievo tutto che, tra allenatore e squadra, dovrà inventarsi la maniera di ritrovare l’equilibrio d’inizio campionato.

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