Il «recruiter»: «Servono tutti, ma l’urgenza sono gli informatici»
(d.o.) Liceo sociale, classico e artistico, in quest’ordine, tra le scuole più scelte dai ragazzi che escono dalle medie. Lingue, Lettere e Filosofia, gettonatissime nonostante gli sbocchi tradizionali (l’insegnamento) siano sempre meno certi. Scuole (ed ex facoltà) umanistiche vanno alla grande. Ma c’è riscontro nel mercato del lavoro? »Sì e no» è la risposta (riassumendo) di Carlo De Paoli, fondatore di In Job, agenzia di recruiting di Verona.
Come vede questo revival delle discipline umanistiche?
«Mi auguro solamente che non sia una sorta di ripiego per evitare i corsi a numero chiuso, per il resto ci sono percorsi professionali che richiedono anche queste figure».
Quali sono?
«Diciamo che le aziende avanzano due tipi di richieste: personale estremamente qualificato, e lì occorre un percorso specifico. Ma per quanto riguarda ruoli più generici, penso ad esempio al marketing e alla comunicazione, una laurea in Economia, in Scienze della Comunicazione e in Psicologia può andare bene come un’altra».
Di cosa hanno bisogno le aziende in questo momento?
«C’è una richiesta impressionante, a cui non si riesce a far fronte, di tecnici informatici. Forse varrebbe la pena ridurre il numero chiuso per questo corso. Da soli pesano per circa il 13% delle nuove assunzioni. Anche nell’ambito della sanità c’è molto richiesta. E negli ultimi mesi si stanno riprendendo settori come quello tessile e delle costruzioni».