«L’assassino di mamma ci tormenta dal carcere»
Massimo e Alberto Maffezzoli: pochi 15 anni a Falchetto, dateci giustizia
«Ha ammazzato nostra madre a sangue freddo e ora vogliamo solo giustizia. Ci ha ucciso la mamma e non ci ha mai chiesto scusa. Mai».
Per la prima volta dalla tragedia che li ha segnati e segnerà per sempre le loro vite troppo giovani, i figli di Alessandra Maffezzoli, 21 e 19 anni, escono allo scoperto. Da un anno e mezzo, da quella maledetta notte dell’8 giugno 2016 che li ha resi orfani e ha lasciato loro come unici parenti la nonna e lo zio, Massimo e Alberto accettano di parlare. Lo fanno per «chiedere giustizia». Perché «sono troppo pochi - insiste il loro avvocato di parte civile Federica Panizzo - i 15 anni a cui è stato condannato in primo grado, grazie al rito abbreviato, l’ex compagno che l’ha massacrata per un rifiuto, il barista Jean Luca Falchetto». Ma c’è anche dell’altro.
E a rivelarlo sono proprio i figli coraggiosi dell’insegnante uccisa in casa a 46 anni: «L’assassino di nostra madre ci perseguita anche adesso che è in carcere. Ci tormentava prima di assassinarla e adesso ci tormenta anche dalla cella, lo fa mandandoci delle lettere in cui ci chiede informazioni su di noi e attribuisce alla nostra mamma la colpa se lui l’ha uccisa. Ci ha scritto anche a Natale - accusano Massimo e Alberto - con disegni e frasi anche assurde, senza domandarci perdono. Anzi, oltre a non ammettere il delitto, in quella lettera accusava nostra madre di essere stata una donna dal carattere violento. Pazzesco…». Tanto che ora, «per mettere fine a questo comportamento molesto che sta provocando altro dolore ai ragazzi», il legale Panizzo sta valutando di procedere contro Falchetto, 54 anni, con una denuncia per stalking.
E non è finita qui,perché ulteriori risvolti inediti sono emersi in tv domenica sera, nel corso della docu-fiction (a cui sono intervenuti, tra gli altri, il pm Valeria Ardito; il difensore dell’imputato, Davide Adami; lo psichiatra Carlo Andrea Robotti; lo zio e le amiche dell’insegnante) dedicata al femminicidio di Pastrengo nella quinta puntata di Amore
Criminale condotto su Rai Tre da Veronica Pivetti. E la novità più rilevante, ancora una volta, è una lettera di Falchetto: ai primi di giugno 2016, una manciata di giorni prima di ucciderla, l’ex compagno scrisse ad Alessandra una sorta di missiva-ultimatum: «Ti odio, ti odio, ti odio. Non meriti niente, nemmeno la vita».
Tra quelle righe intrise di rancore, inoltre, il barista le concedeva una «scadenza ultima» entro la quale pretendeva che lei le restituisse del denaro, forse quel debito da 5mila euro che in realtà non è mai stato provato. Un’ultima lettera prima di accoltellarla a morte 7 volte che, secondo l’avvocato Panizzo, «è una prova palese della premeditazione». Aggravante che però è stata esclusa dal gup Raffaele Ferraro, secondo cui si è trattato «con evidenza di un delitto con dolo d’impeto e non con premeditazione. Va comunque escluso che l’imputato abbia agito in una situazione, sia reale che supposta, di legittima difesa». Di qui la condanna a «soli» 15 anni e 4 mesi contro i 30 sollecitati dal pm. Ma la parte civile ha già «chiesto al Pg di Venezia di impugnare rivolgendosi alla Cassazione. È inconcepibile che nel 2018 si definisca passionale una mattanza che di passionale non ha nulla»