«Gli ebook sono un successo Ma il libro fisico non evapora»
Forte di una storia lunga 34 anni, la Scuola per librai torna a Venezia dal 23 al 26 gennaio, ospite della Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio. Organizzato dalla Fondazione Mauri (partner le Messaggerie Libri e Messaggerie Italiane, le associazioni librai ed editori e il Centro per il Libro e la Lettura), il seminario fa il punto sullo stato dell’editoria. Si alterneranno oltre 30 specialisti: autori come Pier Luigi Celli e Alessandro Piperno, editori grandi e piccoli, docenti (Antonella Salvatore e Stefano Micelli), voci dall’estero come Martina Tittel da Berlino o James Daunt da Londra. In chiusura una tavola rotonda con il ministro della cultura Dario Franceschini e lezione magistrale di Ignazio Visco, governatore della Banca Centrale.
«Droni che ti consegnano libri ovunque tu sia, autori che possono attingere a esperienze sensoriali: il futuro tecnologico del mondo librario è già a portata di mano». Vincenzo Russi è uno degli osservatori più attenti delle frontiere high-tech e digitali che hanno investito l’universo editoriale. Co-founder e Ceo di e-Novia Spa, una lunga
esperienza in Messaggerie, Russi interverrà domani al seminario.
Se si potesse fare una fotografia dell’innovazione nel settore cosa ne uscirebbe?
«Negli ultimi dieci anni di fronte ai cambiamenti tecnologici abbiamo vissuto entusiasmi e delusioni. Si diceva che il libro sarebbe scomparso, ci sarebbe stata quella che chiamavamo “vaporizzazione del prodotto”. Eppure, pensiamo agli ebook: hanno avuto (e hanno) un grande successo ma in Italia si sono attestati solo attorno al 5% dei lettori, mentre negli Usa superano appena il 20%. Il libro non è evaporato e non sembra abbia intenzione di farlo». Cosa è successo allora? «Il libro è rimasto fisico ma nasce e si diffonde con processi tutti digitali. Penso alla stampa, con le possibilità anche on demand o di self-publishing; penso alla possibilità dei lettori di avere on-line interi cataloghi a disposizione, tempi rapidissimi di consegna e a minor prezzo».
Strette dalla crisi, molte piccole librerie sono riuscite a innovarsi come caffé e luoghi di incontro. E la tecnologia?
«Sono bellissime esperienze, sia d’impresa che culturali. Ma basta quel tipo di innovazione? Credo di no. Ed è qui che la tecnologia ci può aiutare. Il test che stiamo realizzando a Cremona è un esempio: abbiamo messo a punto droni con cui i librai ti possono recapitare il libro in qualunque posto tu sia, al lavoro o al bar». E questa è la frontiera della
robotica e del digitale immersivo.
«E anche in questo caso le applicazioni nella filiera sono impressionanti. Non solo nelle fasi di lavorazione o distribuzione, ma persino per gli autori. Immaginate uno scrittore che può avere a disposizione strumenti per immergersi in sensazioni ricreate artificialmente. Cioè un universo di intelligenza aumentata».
Il futuro di opere letterarie create dai robot è un’invenzione sensazionalistica?
«Assolutamente (ride, ndr). Tutta la tecnologia può espandere enormemente le nostre possibilità di azione, ma non le potrà sostituire. Dobbiamo uscire dalla forbice tra la fede ingegneristica e l’isterismo apocalittico. Direi di più: pensate alla quantità di big data disponibili sui nostri comportamenti: quanto di questo rumore di fondo si potrà davvero usare?».
Il 40% degli italiani legge meno di un libro all’anno. In Norvegia il 90%.
«È un dato su cui riflettere. D’altra parte mai come ora l’umanità scrive e legge tanto e senza sosta. Magari non libri, ma whatsapp e facebook, si dirà. Eppure anche questo ci dice qualcosa: forse le nuove generazioni chiedono libri con nuove forme, interattive, degli ibridi. Un libro aumentato, potremmo dire».