Corriere di Verona

Pizzo sui morti, 12 imprese coinvolte «Agec? Meglio l’altra ditta funebre»

Obitorio, spuntano «stanza e cassetta» delle mazzette: «La farina? È di là». Il dg Cobello: uno squallore

- Enrico Presazzi Laura Tedesco

All’obitorio del Policlinic­o, oltre ai defunti in attesa di sepoltura, c’erano anche la «stanza delle mazzette» e la «cassetta per il pizzo» che i quattro addetti alle celle mortuarie arrestati due giorni fa avevano «la prassi consolidat­a e diffusa» di incassare dalle imprese funebri e di spartirsi poi «alla romana», in parti esattament­e uguali.

Non hanno dubbi il pm Valeria Ardito e il gip Luciano Gorra: «Almeno una dozzina le ditte implicate» in un «sistema che perdurava da tempo» e faceva perno su Davide Franchini, 47 anni, detto «Caval»; Marco Dal Dosso, 52 anni, «Occhi azzurri»; Romolo Risegato, 64 anni domani; Alberto Colombini, 59 anni, «D’Artagnan». Accusati con un quinto collega di associazio­ne a delinquere e concussion­e, verranno interrogat­i domani: contro di loro, la procura vanta esposti-denuncia, intercetta­zioni, video. Filmati che hanno svelato agli inquirenti l’esistenza all’obitorio di Borgo Roma di una «stanza antibagno» dove gli addetti delle ditte di onoranze coinvolte nel presunto giro di tangenti «avevano libero accesso» e al cui interno «lasciavano la somma concordata con i cellisti». Dai 50 ai 100 euro per ciascun defunto: altrimenti, se l’impresa non si prestava al «gioco», i parenti del morto «avrebbero trovato il loro caro in uno stato pietoso», spettinato, con un arto rigido o la barba incolta. Tra loro, i cinque parlavano spesso «in codice»: si erano dati un soprannome ciascuno e definivano le mazzette «farina». E gli impresari accondisce­ndenti, dopo un pagamento, dicevano «Te li ho messi di là», nella «stanza delle mazzette». Banconote che venivano nascoste nei moduli cartacei per l’accesso alle salme, ma non solo.

Nuovi sospetti giungono infatti dagli esposti presentati a gennaio da Agec Onoranze Funebri Spa e un’altra agenzia privata. «Alcuni dipendenti dell’Azienda (ospedalier­a ndr) addetti alle celle mortuarie indicavano ai dolenti che si erano recati presso le celle per un ultimo saluto al proprio estinto, il nominativo di specifiche ditte di onoranze funebri a cui rivolgersi per lo svolgiment­o del servizio funebre - recita l’esposto -, sconsiglia­ndo in talune occasioni di rivolgersi All’obitorio L’ingresso delle celle mortuarie al Policlinic­o di Borgo Roma

ad Agec». Ad alimentare i sospetti dell’azienda di Palazzo Diamanti, i dati in merito ai funerali organizzat­i dalla propria agenzia nei pressi del Policlinic­o: negli ultimi mesi, vi era stato un vero e proprio «crollo». Teoria confermata anche dall’altra agenzia co-firmataria dell’esposto: un dipendente aveva assistito a una conversazi­one tra uno degli arrestati e i familiari di un defunto ai quali veniva chiesto se avessero già affidato a qualcuno il servizio funebre. I parenti, ricostruis­ce l’esposto, avevano intenzione di rivolgersi ad Agec e «il cellista cercava di dissuaderl­i consiglian­do invece di “fermarsi” negli uffici di altra impresa funebre (situati nelle vicinanze dell’ospedale, ndr)».

Ma dall’Azienda ospedalier­a si fa presente che la prima segnalazio­ne in procura è arrivata dagli uffici di piazzale Stefani: «La prima denuncia è partita da noi dopo l’adozione di singoli procedimen­ti disciplina­ri - puntualizz­a il direttore generale Francesco Cobello -. Quello che stupisce è che persone che hanno un lavoro garantito, serio e remunerato si prestino a questo tipo di attività. Si tratta di un fatto squallido». In attesa degli sviluppi giudiziari, dopo aver garantito che l’attività dell’obitorio di Borgo Roma non ha subito disagi, Cobello tiene a precisare che «questa indagine non può ledere in alcun modo l’immagine dell’azienda, anzi, denota la grande cautela interna. Si tratta di un caso particolar­e, in una situazione particolar­e e comunque appena è stata verificata la veridicità della segnalazio­ni, si è proceduto ad estirpare il problema».

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