Mondo Chievo, irrompono due nuovi Paesi
Con De Guzman (Olanda) e Bastien (Belgio) si infoltisce la colonia straniera: ora ci sono 13 giocatori
Erano, fino a ieri, nazioni sconosciute all’importazione clivense. L’Olanda, che bolla (da naturalizzato) Jonathan De Guzman. E il Belgio, stampato sulla carta d’identità di Samuel Bastien.
La geografia dello straniero che passa, a Veronello, piazza due bandierine inedite nel mappamondo di famiglia. Bandierine che, aspettando il gong di fine mercato, fanno salire il conto della legione forestiera a 13 giocatori. Senza che l’effetto si riverberi troppo, comunque, sull’undici titolare. Basti pensare che il Chievo di domani, a Firenze, sarà una delle tre squadre di A su 20 con l’attacco italiano, Meggiorini e Inglese, coppia di casa nostra che rima con Gilardino Maccarone a Empoli e Borriello-Sau a Cagliari.
Tornando a prima, quello che prepara la trasferta toscana non è il Chievo più internazionale di sempre. Il record risale al torneo 2011-12, quando la rosa, di stranieri, ne accolse, contando tutta la stagione, la bellezza di 18. Era cinque anni fa, e il minestrone di lingue convinse il club della Diga a mettersi in casa una professoressa: al campo d’allenamento ( ai tempi a Peschiera del Garda) l’agenda di giornata contemplava la lezione collettiva d’italiano, penna e quadernino per i Bradley, Cruzado, Uribe e Vacek.
Il traffico, oggi, è diminuito, e il Chievo indirizza i nuovi arrivati (quando serve) a lezioni private. È un Chievo dove l’Argentina ne conta tre, Spolli (lo vuole il Vicenza, ma dovrebbe restare), Izco (da verificare per la Fiorentina) e Castro (terzetto che suonava chitarra, bongo e tastierina in ritiro a San Zeno di Montagna, tutto su You Tube), la Slovenia abbina Cesar a Birsa (attesissimo, al Franchi, dopo la doppietta all’Inter) e il Gambia si fa rappresentare dalle seconde linee Bobb e Jallow. E dunque: De Guzman e Bastien, freschi d’approdo a Veronello (il primo è stato ufficializzato nella serata di ieri sul sito del Napoli) sono l’ultima voce di un capitolo iniziato circa 33 anni fa, quando il Chievo guardò per la prima volta oltre confine e mise alla prova un paio di argentini, Daniel Delgado e Horacio Petrus, esordio contro il San Lazzaro il 15 ottobre 1983, in Interregionale, meteore che lasciarono giusto il segno del proprio nome sulla distinta.
I nomi di De Guzman e Bastien, oggi, vogliono dire centrocampo. Il primo giocava la finalina Brasile-Olanda al mondiale 2014 e vede nel Chievo la possibile rampa di rilancio. Il secondo è un investimento per il domani, fresco prodotto (classe ’96) di quel Belgio che dopo Francia ’98 s’è dato una sferzata inaugurando accademie di calcio un po’ in tutto il Paese. Il resto dell’attuale pattuglia extra-italiana è noto. Vi fanno capolino perni come Hetemaj (kosovaro naturalizzato finlandese, mezz’ala sinistra), Radovanovic (Serbia, in regia) e Frey (Francia, difesa).
Di perni, in passato, il Chievo di A ne ha pescati tanti, da Luciano (Brasile) a Yepes (Colombia) fino a Bradley (Usa) e quel Constant (Guinea) preso a 750mila euro dalla B francese poi rivenduto a 7 milioni (2011, dal Chievo al Genoa). Nel cassetto, certo, anche gli oggetti misteriosi, e non identificati: tipo gli Hauche (Argentina), Kerlon alias Foquinha (Brasile), Spyropoulos (Grecia) e compagnia varia. Predecessori, pure loro, degli odierni 13 stranieri gialloblù. E al Franchi, tra ventiquattrore, c’è quella Fiorentina che ne conta 23, in rosa: poco meno del doppio.