Corriere di Verona

LA LEZIONE DI UN QUINDICENN­E

- Di Paolo Gubitta

Mi trovo a Terni, in albergo. Sono le otto di sera e mi siedo all’aperto per smaltire la coda di email del pomeriggio, sorseggian­do un aperitivo. Accanto a me si siedono un paio di giovani in tenuta sportiva. Mi incuriosis­ce l’accento non umbro. Chiedo che disciplina praticano, da dove vengono, cosa ci fanno da queste parti: sono giocatori della Primavera del Crotone Calcio, in trasferta per la partita di campionato contro la Ternana. Chiacchier­iamo un po’ del loro sport e del mio lavoro all’Università. Quindi, io torno al mio IPad e loro ai rispettivi smartphone.

Uno dei due si allontana. L’altro rimane ancora a messaggiar­e. Il suo nome è Raffaele, ha 15 anni, portiere della squadra Allievi («ma in trasferta con quelli della Primavera», precisa orgoglioso). Ad un certo punto, rompe il silenzio e mi chiede: «Voi come vedete l’Italia?». «Mah», rispondo, «direi che ci dobbiamo credere. E tu come la vedi?». Con piglio deciso, dice: «È un paese da aggiustare. Penso che ce la faremo». Quel «voi» d’altri tempi, i modi educati, la voce da adolescent­e: sono rimasto senza parole, mi sono quasi commosso ripensando a quando avevo la sua età, calcavo come lui i campi di calcio (non ai suoi livelli) ma non avrei mai saputo dare una risposta semplice e disarmante come la sua.

Il verbo che ha usato, «aggiustare», è carico di significat­i. Nelle sue parole c’è piena consapevol­ezza che le cose non stanno andando bene, ma non c’è astio verso le generazion­i che hanno saccheggia­to il nostro patrimonio di risorse economiche e calpestato la fiducia dei cittadini. Nello stesso tempo, spicca la speranza e non ci sono propositi rivendicat­ivi: per riprenders­i in mano il futuro bisogna guardare avanti e mettersi a lavorare con impegno e passione, senza il cruccio di dover far prima pagare qualcosa a qualcuno per le nefandezze del passato. E infine nelle parole di Raffaele c’è tutta la debordante sicurezza dei quindicenn­i, che sanno di avere «la vita davanti a sé» e possono permetters­i (loro sì!) di guardare lontano. Qualcuno potrebbe dire che l’innocenza di Raffaele ha i mesi contati e che cambierà idea non appena qualche barba canuta gli farà una lezione di esperienza o lo porterà nel nostro Veneto a visitare Ca’ della Robinia, il luogo dello scandalo costruito con i soldi pubblici. Io invece penso che bisognereb­be chiedere a Raffaele e a tutti i teenager come lui cosa intendono per «aggiustare» il nostro Paese e quali sono le priorità. Ce lo diranno senza astio. Ascoltiamo­li.

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