Unibo, i pro-Pal tornano alla carica per bandire la Hebrew University
Il Senato accademico chiamato a esprimersi su una nuova mozione
Oggi in Senato accademico verrà discussa e votata la mozione presentata da studenti pro Palestina in cui si chiede di interrompere i rapporti tra Unibo e la Hebrew University di Gerusalemme. Intanto ieri alcuni giovani pro Pal hanno interrotto la presentazione di OpenTour all’Accademia delle Belle Arti « per denunciare le pressioni del sindaco Leopore e del governo sull’Accademia per fare invalidare il collegio docenti che aveva votato per il boicottaggio di Israele», come scrivono i collettivi Cambiare Rotta e Anguriette.
Dalle 10 gli studenti e gli aderenti ai Giovani Palestinesi di Bologna saranno in presidio in via Zamboni 33, di fronte al rettorato, in attesa dei risultati in Senato. La mozione è stata presentata dagli studenti in seguito alla decisione del 21 maggio in cui Unibo si impegna a rescindere ogni accordo vigente con università o enti di ricerca che «siano riconosciuti come responsabili di violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale». Condizione nella quale, secondo i Giovani Palestinesi, si troverebbe la Hebrew University. «È stata costruita nei territori palestinesi occupati», sostengono i proPal, e «come tutte le università israeliane ha forti legami con il comparto militare-bellico israeliano». Motivi che inducono a chiedere ai vertici di Unibo di interrompere«gli accordi di mobilità Erasmus».
Intanto ieri come detto è stato interrotta la presentazione di OpenTour, una serie di eventi che coinvolgono gli studenti sia negli spazi accademici che in numerose gallerie della città. Alcuni studenti hanno letto un comunicato mostrando uno striscione e una bandiera palestinese: «Di fronte a un genocidio l’accademia uccide la democrazia», si leggeva. «I responsabili: governance accademica, governo Meloni e Lepore». Sotto accusa la decisione del Consiglio accademico di rimandare il voto sull’interruzione dell’accordo Erasmus con un istituto di design israeliano, lo Shenkar. Decisione presa ufficialmente per l’esigua partecipazione al Collegio docenti che aveva votato per l’interruzione, ma arrivata dopo le critiche del ministero dell’Università. «L’arte non si arruola», attaccano studenti e collettivi. Il 25 giugno ci sarà un nuovo Collegio dei docenti.