IL FUTURO DEI PICCOLI BORGHI
Sono in arrivo diversi milioni di euro per rivitalizzare i borghi del Poggio (Camugnano) e Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere). Che fare? Quella somma non è l’equivalente della passione per il denaro che ha raggiunto uno stadio di bulimia tale che, come si legge sul Corriere della Sera dello scorso 4 giugno, Portofino è stato «chiuso agli italiani per un intero pomeriggio e un’intera serata, perché è stato affittato da una coppia di magnati e riservato ai loro pari». Si vuole che sia questo il destino dei borghi italiani, ridotti a riserve dorate per i super ricchi? Potrà mai il loro mordi e fuggi rigenerare il ruolo significativo che i nostri antichi borghi hanno svolto nel plasmare la cultura della natura e del paesaggio in Italia? Se le nostre comunità montane fossero occupate dagli oligarchi della Silicon Valley e di Dubai un futuro inaccettabile si prospetterebbe per i pochissimi giovani residenti e per altri attratti da quelle presenze. Ai figli e nipoti degli oligarchi il privilegio di essere la specie superiore; ai discendenti dei montanari, in veste di domestici e camerieri, il duro lavoro assegnato alla specie inferiore. I borghi storici posseggono un notevole patrimonio culturale composto da pratiche agricole sostenibili, dagli usi delle piante, dai terrazzamenti sui pendii delle colline, dalla conservazione delle foreste, dei boschi e delle sorgenti, dalla costruzione di canali, dall’utilizzo di materiali naturali locali come legno, pietra e argilla per edificare in armonia con l’ambiente circostante.
Ècosì che si sono formati ecosistemi a sostegno della biodiversità. Tanta dovizia culturale è messa a repentaglio da un lungo e gelido inverno demografico. Il paradosso della povertà nell’abbondanza. Le emigrazioni di famiglie e di giovani che hanno spopolato i paesi e i villaggi sono state documentate da Atlante, l’Associazione culturale bolognese che ha contribuito al Piano nazionale borghi. Monteacuto delle Alpi ai primi del ‘900 contava 1200 abitanti; nell’inverno del 2023 si è registrata la presenza di 8 abitanti e tra Maggio e Ottobre circa 300 residenti con seconde case e turisti in affitto. A preannunciare il tempo della speranza e dell’ottimismo non sono i banchetti di nozze delle élite del denaro, ma gli scambi culturali ricorrendo agli investimenti resi possibili dai milioni di euro alle porte. Nelle piccole comunità gli abitanti si conoscono a fondo. Per estendere i confini delle relazioni umane possono aiutare ma non sono sufficienti le infrastrutture digitali. C’è da prendere l’onda della tendenza crescente dei giovani dotati di attitudini naturali e capacità superiori a vivere nei borghi storici per avviare imprese innovative. L’avvincente paesaggio, la loro ricca storia, il forte senso comunitario che dà respiro allo scambio di idee e di competenze per il successo reciproco, la convenienza economica rispetto ai costi da sostenere nelle città così da poter investire di più nelle iniziative imprenditoriali, sono risorse preziose per l’innovazione. Il rientro dei giovani e l’arrivo di altri per svolgervi attività imprenditoriali con soluzioni creative è, dunque, una vivace scena culturale che si presenta agli occhi dei nostri borghi.
La rifioritura dei borghi è impensabile se non si avverte il senso di smarrimento, alienazione e solitudine delle istituzioni educative dove dovrebbe risuonare la celebre frase dell’Amleto di Shakespeare: «Il tempo è fuori squadra». Separata in parti distinte, isolate o con una minima contaminazione incrociata, l’istruzione ostacola la nostra capacità di comprendere problemi complessi che richiedono approfondimenti da svariate discipline. Abbiamo difficoltà a cogliere la visione più ampia. La transdisciplinarità abbatte le barriere alte e spesso insormontabili che separano discipline, lingue, paesi ed etnie. I sistemi naturali esaminati dalla scienza interagiscono con i sistemi morali della cultura umanistica e le leggi scientifiche con i modelli umanistici che sostengono lo sviluppo personale e il comportamento organizzativo. Ci attendiamo che le nuove risorse monetarie servano anche per un’esplorazione culturale e una tranquilla fuga verso la scuola transdisciplinare da insediare nei nostri borghi.