Il genere secondo Butler
«La complessità si trova nella vita in tutto il mondo, perché rifiutarla?»
Non nascere ma diventare. In un suo libro fondamentale del 1990 come Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, la 68enne filosofa americana Judith Butler criticava quell’idea di genere che ha attribuito caratteristiche universali e innate a donne e a uomini, legando l’idea della femminilità alla biologia e a caratteristiche psicologiche come l’empatia e i comportamenti di sostegno e di cura. Per la discussa Butler, in passato al centro di dure contestazioni in Paesi come Brasile, Polonia e Ungheria, il genere si costruisce eseguendolo, agendo. Tenendo sempre presente che i corpi non sono mai solo nostri ma hanno anche una dimensione pubblica e politica.
La studiosa, già docente a Berkeley, oggi vive in Inghilterra dove insegna alla Graduate School. Nata in una famiglia ebraica russo-ungherese vittima dell’olocausto per parte materna, arriva oggi a Bologna. Alle 17 al Cinema Medica di via Monte Grappa 9 e in diretta streaming sul canale Youtube Unibo, per la conferenza «Fascist Passions» organizzata dall’Alma Mater. Durante l’adolescenza Butler comprende di non rientrare nei «canoni sessuali» usuali, la sua teoria queer e antidentitaria va precisandosi opera dopo opera, mentre lei stessa avverte che nessuna qualificazione la identifica veramente. Piuttosto, afferma Butler, il suo corpo si muove e attraversa liberamente diverse identità. Il suo percorso è il frutto di una curiosità intellettuale che spazia dalla teoria politica di Hannah Arendt a quella di Michel Foucault, dal positivismo giuridico di John Austin all’ermeneutica tedesca. In anni successivi ha approfondito i temi della censura e dell’incitamento alla violenza contro minoranze e diversità.
Dopo i saluti di Cristina Demaria dell’Alma Mater, l’antropologa Ruba Salih del DAR introdurrà l’incontro con Butler, che concentrerà il suo intervento su alcuni temi del suo ultimo libro Who’s Afraid of Gender?. Un quadro binario, scrive Butler, è necessariamente complicato da una visione più ampia del genere, che tenga effettivamente conto della varietà dell’esperienza umana: «Rifiutare il genere significa, purtroppo, rifiutare di incontrare quella complessità, la complessità che si trova nella vita contemporanea in tutto il mondo».
Butler offrirà anche alcune riflessioni sulla situazione in Palestina e Israele, da anni al centro del suo pensiero e dei suoi scritti. Qualche mese fa a Bari, dopo aver ricevuto un dottorato honoris causa, aveva detto: «Io sono ebrea e quando gli ebrei vengono ammazzati il mio cuore si spezza.
Quando sento del più grave attacco a qualsiasi gruppo di ebrei dalla seconda guerra mondiale sono sconvolta. Non si può dubitare del mio dolore. Ma se dovessi rimanere dentro la mia indignazione di ebrea senza vedere la devastazione che Gaza ha subito restringerei la mia visione e fallirei nella comprensione del quadro completo». Per partecipare alla conferenza, in inglese con traduzione italiana, è richiesta la registrazione sul sito