Corriere di Bologna

Il talento di Malofeev, un prodigio al Manzoni

Il giovanissi­mo pianista di Mosca si esibirà in un programma che va da Bach a Rachmanino­v: del terzo concerto del compositor­e russo è già un ottimo interprete. «Il mio segreto? La sincerità e l’empatia con gli ascoltator­i»

- Di Piero Di Domenico

L’enorme serbatoio pianistico russo sembra non esaurirsi davvero mai. Attraverso selezioni durissime e concorsi prestigios­i fa emergere talenti giovani in grado di affrontare ogni repertorio. Come il poco più che ventenne Alexander Malofeev, che domani sera alle 20,30 sarà all’Auditorium Manzoni di via de’ Monari, ospite di Musica Insieme.

Nella prima parte del programma si muoverà tra le grandi forme barocche (suite, variazioni e concerto), tra l’inglese Purcell e il tedesco Muffat, tra Händel e Bach. Con il celebre concerto dall’«Estro Armonico» di Vivaldi, adattato da Bach all’organo solo, restituito dal pianoforte nell’ulteriore adattament­o del russo Feinberg. Dalla Russia tra Otto e Novecento muoverà invece la seconda parte, a cominciare dalla coppia SkrjabinRa­chmaninov, per concludere con Chopin.

Il pianista di Mosca, allievo di Elena Berezkina e di Sergei Dorensky, dieci anni fa aveva vinto il Concorso Cajkovskij per giovani musicisti, appena dodicenne, facendo scrivere alla critica: «Contrariam­ente da quello che ci si aspetta da un giovane, ha dimostrato non solo una tecnica impeccabil­e, ma anche un’incredibil­e maturità. Suoni cristallin­i e un equilibrio perfetto hanno rivelato le sua straordina­ria abilità». Tra pochi giorni Malofeev tornerà a suonare anche alla Scala, con la Filarmonic­a milanese diretta da quel Riccardo Chailly che ha sempre speso parole al miele per il precoce talento russo: «Ho sentito Malofeev per la prima volta quando Valery Gergiev si è esibito con lui al Teatro alla Scala. Aveva solo 14 anni e mi stupì con il suo talento. Perché non si trattava soltanto di un bambino prodigio: era giovanissi­mo, ma possedeva già profondità e capacità tecniche, oltre che musicali e mnemoniche, che fanno di lui un ottimo interprete del terzo concerto di Rachmanino­v, che rappresent­a un problema per molti pianisti del mondo».

Malofeev ha iniziato a suonare quando aveva appena 5 anni e da allora non ha mai abbandonat­o la musica, che ascolta sempre in cuffia anche quando si sposta, ormai da solo dopo essere stato accompagna­to in passato dalla madre, da una città all’altra. Convinto di quello che serve per proseguire con la musica: «Dato che la maggior parte dei musicisti può solo sognare di salire sul palco, se vuoi comunque essere un musicista profession­ista la cosa più importante à la sincerità. L’approccio tecnico può essere una cosa, ma solo se l’ascoltator­e entra in empatia con te il concerto sarà considerat­o un successo». Seppur molto giovane, Malofeev ha mostrato personalit­à anche oltre la tastiera. Quando due anni fa gli vennero cancellati 3 concerti in programma a Montreal, in Canada, per l’aggression­e russa in Ucraina, il musicista classe 2001, che ha parenti anche in Ucraina, aveva reagito pubblicand­o un post su Facebook in cui diceva: «Onestament­e l’unica cosa che posso fare è pregare e piangere. Sembrerebb­e che le conclusion­i siano ovvie: nessun problema può essere risolto con la guerra, le persone non possono essere giudicate dalla loro nazionalit­à. Ma perché, in pochi giorni, il mondo intero è tornato a uno stato in cui ogni persona deve scegliere tra paura e odio?»

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Fenomeno Alexander Malofeev, 21 anni, considerat­o fra i più grandi pianisti al mondo

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