Fari su impianto elettrico e salvavita Nominato un consulente
Si concentrano sull’impianto elettrico, sul non funzionamento di quello di riscaldamento (un aspetto però secondario ai fini di eventuali responsabilità penali), oltre che sulla stufa elettrica le indagini condotte dalla squadra Mobile e dai tecnici dei Vigili del fuoco, coordinate dalla Procura. La pm Elena Caruso ha nominato un consulente, Gianluigi Guidi, tra i massimi esperti nel settore della prevenzione incendi. Seguirà e coordinerà la fase degli accertamenti dopo quelli condotti dai pompieri e dalla Polizia Scientifica nelle ore subito successive alla tragedia. Per quanto riguarda la dinamica, il quadro è abbastanza chiaro. La scena non troppo rovinata, il rogo è stato di dimensioni modeste, dovrebbe consentire di chiudere la parte tecnica entro un paio di mesi al massimo. Le causa dirette dell’incendio sono da ricercare nella stufa; presa e ciabatta a cui era collegata non risultano danneggiate. Era adagiata sulla parte superiore dell’armadio e si pensa che sia stata la plastica trovata liquefatta a sprigionare i veleni che hanno intossicato mamma e figli. Ma sotto la lente degli investigatori c’è anche l’impianto elettrico generale. Va verificata l’attivazione dei sistemi salvavita che scatta quando si verifica un carico di tensione verso terra, difficile però venga interessato in casi come questo; e gli interruttori magnetotermici, la cui funzione è interrompere il flusso di corrente in presenza di sovraccarichi. Secondo i rilievi iniziali dei caschi rossi l’impianto di riscaldamento della casa, centralizzato per tutto il grande palazzo di via Bertocchi, nella serata tra giovedì e venerdì non funzionava. Ecco perché mamma Stefania ha acceso la stufa elettrica: per riscaldare un unico ambiente e i suoi tre figli che dormivano nel lettone con lei. Non si sa da quanto tempo il riscaldamento non andasse, né se il problema riguardasse solo l’abitazione della donna o anche altri appartamenti. Anche questo sarà tema d’accertamento. Nelle ore passate sono stati sentiti i famigliari delle vittime e il padrone dell’appartamento preso in affitto da un paio d’anni. Chi indaga vuole capire se la donna avesse segnalato quella situazione di disagio per il guasto che non le consentiva di scaldare casa e, appunto, da quanti giorni la situazione fosse quella. Per il momento il fascicolo aperto con l’ipotesi di omicidio colposo è senza indagati, saranno questi accertamenti a stabilire eventuali responsabilità.
Avvelenati dai fumi della plastica A uccidere la donna e i tre bambini sarebbero stati i fumi velenosi sprigionati dalla plastica della stufetta andata in sovraccarico