Dieci anni di patti di collaborazione «Lo Stato li trasformi in legge»
In programma venerdì e sabato a Bologna gli Stati generali dell’amministrazione condivisa
Dalla determinazione di un gruppo di cittadini che nel 2014 volevano solo rimettere a posto una panchina, a oltre 1.200 «contratti» che in un decennio hanno coinvolto circa 20 mila cittadini bolognesi. Palazzo d’Accursio festeggia 10 anni di patti di collaborazione convocando per venerdì e sabato in città gli Stati generali dell’amministrazione condivisa. E lanciando l’ennesima sfida a Roma: «L’amministrazione condivisa deve essere riconosciuta dallo Stato».
Era il 2014 quando, ispirato dalla richiesta di ripristino di una panchina, il Comune di Bologna si dotò di un Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.
L’anno scorso è arrivato il nuovo Patto per l’amministrazione condivisa, ultima incarnazione di un’idea che in un decennio ha fatto breccia oltre la Cerchia del Mille. «In Italia sono più di 200 i Comuni che hanno preso il Regolamento per l’amministrazione condivisa di Bologna e lo hanno adattato alle proprie istanze», rivendica il sindaco Lepore, citando i 1.238 patti di collaborazione sottoscritti in dieci anni. È la cura delle aree verdi il vero motore dell’impegno dei cittadini (40% del totale), seguita a pari merito dalla cura degli spazi condivisi e attività di socializzazione (20%) e dalle attività legate alle scuole (20%). Alcuni patti durano anni, altri hanno vita breve: giusto il tempo di raggiungere l’obiettivo. Sono 137 i patti di collaborazione «attivi» oggi, circa la metà tra il Santo Stefano e il Navile.
Gli Stati generali dell’amministrazione condivisa, in programma venerdì 15 e sabato 16, tracceranno un bilancio. Ma il sindaco confida siano anche un modo per lanciare un messaggio a Roma. «Come abbiamo fatto con la Città 30 e con Scuole aperte — dice il primo cittadino — vogliamo che i nostri progetti diventino materia di produzione normativa nazionale. È arrivato il momento che il Parlamento riconosca l’amministrazione condivisa: metà dei capoluoghi italiani ha strumenti di amministrazione condivisa».
Difficile non vedere in questa ennesima battaglia, che arriva dopo quella sulla Città 30, la volontà di posizionare Bologna nel dibattito nazionale. Una strategia che in diversi, a Roma, leggono anche come un tentativo di Lepore di avviare un percorso politico verso ruoli di vertice nel Pd. Il sindaco, ovviamente, si schermisce. «No, è solo buona amministrazione. Abbiamo bisogno di leggi che ci aiutino a migliorare le cose nelle città italiane», dice Lepore, per cui la Città 30 e l’amministrazione condivisa «sono due esempi di temi sui quali pensiamo di poter dare un contributo nazionale, anche perché ci sono tante altre città italiane che vengono a Bologna per vedere le cose che stiamo facendo».
Ma oltre allo sforzo di città come Bologna, il Pd sta facendo abbastanza su questi fronti? «Elly Schlein è una segretaria molto attenta a questi temi. Sul Codice della strada ad esempio — risponde il sindaco — il Pd in Parlamento è stato molto presente, in commissione alla Camera la maggioranza ha rischiato quasi di andare sotto nei numeri sulle modifiche al Codice». Il Partito democratico, conclude Lepore, «sta facendo opposizione al governo in Parlamento. Noi come sindaci cechiamo di dare un contributo sui temi: se le nostre proposte verranno ascoltate dal centrodestra al governo sarà un bene». La due giorni di venerdì e sabato intanto, aggiunge la delegata alle Politiche del Terzo settore Erika Capasso, sarà l’occasione «per fare un punto con le associazioni e il terzo settore». Nonostante le difficoltà degli ultimi anni: «Le risorse su welfare e cultura sono sempre minori — dice la portavoce del Forum terzo settore, Rossella Vigneri — e le organizzazioni del terzo settore fanno sempre più fatica a farsi carico dei bisogni delle persone».