Corriere di Bologna

Scomparso a 85 anni padre Bernardo Boschi Il frate domenicano fu confessore di Dalla

Sempre vicino al cantautore. Funerali giovedì

- Marco Martzzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se Michele Casali aveva insegnato a Lucio Dalla la teologia, padre Bernardo Boschi ha tramutato anche Lucio Dalla in teologia. Usato come racconto di fede “incredibil­e”. Boschi è morto ieri al Maggiore, aveva 85 anni, i funerali giovedì in San Domenico: lo celebrano come il «confessore di Lucio», era meno e di più. Molto più popolano di Casali, fattosi domenicano da grande, figlio di cantante e impresario, fondatore del Centro San Domenico, conoscitor­e di Papi e Premi Nobel, influente davvero in una Bologna che si sentiva capitale, morto nel 2004.

Boschi si è divertito a fare lo Sganapino, anzi il Fagiolino della fede. Lui, studioso del domenicano San Tommaso d’Aquino e della sua Scolastica, teologo, esegeta biblico, archeologo ha partecipat­o a scavi archeologi­ci e studi per trent’anni in Palestina, Giordania, Siria e Libano.Ironico e imprevedib­ile come l’amico, dal 2012 ha celebrato le messe in memoria di Dalla e ogni volta ha manganella­to chi lo ascoltava. «Buon compleanno Lucio», ha salutato l’amico il 4 marzo 2012, al funerale in San Petronio. «Eri l’insostenib­ile leggerezza dell’essere». Poi via subito la diplomazia, la predica evocò la «vendetta dei gay» nei talk show tv, perché il cantante era «una persona di grande fede» che non ha «mai voluto conclamare la propria omosessual­ità».

Boschi, come il celebrante, il vescovo Ernesto Vecchi, morto da poco, conosceva bene la sessualità composita del cantante: Marco Alemanno fu chiamato a leggergli l’ultima poesia dall’altare, fra le navate c’erano varie fidanzate di Lucio. «Non ce l’ho con i gay, — tuonò Boschi — ma con i soloni che imperversa­no e non sanno niente. Tanto meno della Chiesa, che condanna il peccato, non il peccatore quando questi fa un certo cammino». Da allora, ogni 1° marzo, in San Domenico, beretta in testa per il freddo, ha celebrato la messa per la morte di Dalla, chiamato da Tobia Righi, il sodale-tuttofare eterno del cantante. E per la prima ricorrenza, con i parenti-eredi di Lucio in prima fila, l’unica con Marco Alemanno, padre Boschi pensò bene di evocare la Genesi, Giacobbe che «al momento del parto, teneva il calcagno del fratello gemello» e di come sottrasse l’eredità a Esaù. Ogni volta Dalla e la sua «fede che passava attraverso l’uomo», portava alle più diverse umanità. “Gesùbambin­o” Lucio la fece sentire in anteprima a padre Boschi e a Michele Casali, fu provata in pubblico a fine 1970, al Duse. E alla Rca a Roma l’aveva ascoltata piangendo Chico Buarque de Hollanda, “Minha História” fu la sua versione, ripresa da Maria Betania, Toquinho, tanti. Nel 1978 Lucio portò nel parlatoio dei domenicani anche “L’anno che verrà”, quella «anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età», diventato inno alla speranza in tempi di guerre e pandemie. Se Casali era il maestro, Boschi era quasi il compagno di birichinat­e.

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