Corriere di Bologna

Il paese si prepara a dire addio a Chiara Per l’ultimo saluto sarà vestita da arciere

Mercoledì le esequie. Il parroco: al demone non credo. Il perdono? È di Dio

- Di Luca Muleo e altri servizi in nazionale

Lunedì papà Vincenzo lo mostrava commosso fuori dal cancello di casa. «Le metteremo il vestito medioevale, con l’arco storico era la sua passione», spiega mamma Giusi. Mercoledì i funerali celebrati da don Ubaldo: «Racconterò chi era Chiara. A quel ragazzo e al suo demone non credo. Il perdono? è del Signore.

Lunedì mattina papà Vincenzo lo mostrava commosso fuori dal cancello di casa, assieme alla pagella, all’arco e alle frecce per spiegare chi era Chiara. «Le faremo mettere il vestito medioevale perché l’arco storico e le rievocazio­ni erano la sua grande passione», spiega mamma Giusi. Indosso per l’ultima volta, nel giorno dell’ultimo saluto, per sempre.

Mercoledì alle 17 nella chiesa di S.Maria di Montevegli­o, il funerale, preceduto dalla camera ardente a Bazzano, sarà celebrato da don Ubaldo Beghelli, lo storico parroco del paese che in questi giorni sta vivendo vicino alla famiglia. Ha portato lui il messaggio del cardinale Matteo Maria Zuppi (<«La sentiamo un po’ figlia e sorella nostra»), è stato lui a passarlo al telefono ai genitori, sarà sempre lui a ricordarla. «Una bambina molto affezionat­a, che cercava l’affetto delle persone. L’avevo rivista dopo un po’ di tempo, era felice che ricordassi il suo nome. Un’anima semplice, buona, cordiale, forse non si sentiva abbastanza apprezzata. E lascia un bel ricordo. Parlerò della sua solarità, di questo suo rapporto con le persone, del suo senso di amicizia>>.

Ottantadue anni, di cui quaranta spesi su queste colline a predicar fede: «è la cosa più brutta che mi sia mai capitata di vedere, un segno dei tempi, circondati di violenza come siamo. Tutti sconcertat­i. In questi giorni sono stato spesso a casa con i famigliari, è difficile capire come possa essere accaduta una cosa così, supera ogni immaginazi­one. Non ci sono risposte facili per questo dolore». E nemmeno per tanta, inspiegabi­le ferocia. «Non si sa cosa recepiscan­o questi ragazzi dagli strumenti digitali, i social, dalla tv. Andare nei particolar­i può alimentare morbosità». Ma i demoni di cui parla l’assassino non c’entrano, secondo il parroco. «Non vorrei fosse una strategia per passare come chi non è libero di agire, per dimostrare di aver compiuto il fatto senza piena consapevol­ezza quando invece sembra aver mostrato freddezza e crudeltà».

Ci si interroga su cosa fare per questi giovani. «Bisogna partire dalle famiglie, tornare a comunicare fuori dal web. Genitori, educatori, se dobbiamo cercare un motivo di speranza in questa storia può essere una presa di coscienza e responsabi­lità». Si può perdonare? «Il perdono è un dono del Signore, se non è in un ambito di fede è difficile accettare di perdonare. Cristianam­ente bisogna tendere a questo, perché se al male si risponde col male il circolo non si spezza mai. Può dipendere anche dall’atteggiame­nto del ragazzo, se resta in questa sua freddezza è più dura. In realtà il Vangelo ci dice di perdonare indipenden­temente dal pentimento, ma è una grazia che solo il Signore ci può fare. Non si può pretendere che gli uomini abbiano questa prontezza. Serve confidare che arrivi piano piano, col tempo, soprattutt­o perché altrimenti uno non trova pace>>. Intanto la raccolta fondi per finanziare le spese legali dei Gualzetti ha già superato i 15 mila euro richiesti, a iri sera erano oltre 18 mila con 700 sostenitor­i.

Don Ubaldo

«Non si può pretendere che la famiglia perdoni, dipenderà da come si porrà quel ragazzo»

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Chiara Gualzetti amava tirare con l’arco
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Determinat­a La passione per il tiro con l’arco gliela aveva trasmessa suo padre Vincenzo

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