«Anche gli anti eroi delle serie fantastiche possono influenzare le menti più fragili»
Garavini: gli adulti e la scuola tengano alta la guardia
«Bisogna avere un quadro chiaro, prima ogni analisi sarebbe inopportuna». Clede Maria Garavini, psicologa e Garante della Regione per l’infanzia e l’adolescenza, premette di non poter commentare il fatto specifico. Ma, in assoluto, le suggestioni cine-fantastiche, le difficoltà create dai nuovi mezzi di intermediazione tra le persone, gli effetti della pandemia sulla socialità sono temi centrali nel dibattito sui minori.
Parlando in generale dunque, come si possono cogliere i segnali di certe sofferenze?
«Il mondo adolescenziale è pieno di contraddizioni, di passaggi da un’emozione a un’altra, ed è caratterizzato dalla ricerca di dare un ordine a un mondo interno così ricco e diverso. Difficile dire quando si è di fronte a segnali di psicopatologia o a un semplice tormento adolescenziale. I richiami degli adolescenti sono forti e sottili. Possono essere solo aspetti evolutivi, fisiologici, altre volte associati a sofferenze Perciò è necessario che i sensori degli adulti siano aperti e attenti, i genitori ma anche quelli della scuola, degli amici. L’adulto deve essere sempre sul pezzo».
Riconoscere il disagio quindi non è facile né immediato, ma un allarme quando scatta?
«Non c’è un elemento solo a far suonare il campanello, ma più cose collegate fra loro. Instabilità, sofferenza, pensieri che si ripetono spesso, timori troppo costanti, è un quadro complessivo. Per questo gli sguardi devono essere vigili tra più adulti in comunicazione fra di loro, a partire dal rapporto scuola-famiglia».
In questa storia sembrano entrare anche le fascinazioni delle serie fantastiche, (anti) eroi protagonisti delle serie tv. Come possono influire sulla testa di un giovane?
«Nelle strutture più fragili possono assolutamente incidere, tenendo conto che durante l’adolescenza la personalità è in via di evoluzione e questo può significare vulnerabilità. Si tratta di esperienze che possono essere traumatiche, fungere da modelli di comportamento e quindi influenzare l’espressione dei ragazzi».
Che oggi si parlano attraverso i social.
«Il web non aiuta a mettere in luce pensieri ed emozioni, a confrontarsi e riflettere direttamente con l’altro. Non agevola la crescita. Deve restare uno strumento, un momento. La stessa Dad è stata funzionale in una fase emergenziale, non può essere permanente». Cosa serve per prevenire? «Intanto richiamare di nuovo la funzione degli adulti, a prescindere dal loro grado di alfabetizzazione informatica. Molti genitori non intervengono perché non capiscono di cosa si parli. Invece devono far valere esperienze, saperi, competenze relazionali ed emozionali che hanno nelle relazioni dirette. La scuola deve alzare il livello di allerta di fronte a eccessive chiusure, cambiamenti repentini. Penso al fenomeno degli hikikomori che rifiutano contatti
I rischi del web «Non aiuta a mettere in luce pensieri ed emozioni, non agevola la crescita»
relazionali e vivono la vita attraverso il web. Su questo bisogna lavorare molto. E in generale bisogna riscoprire la relazione diretta».
Altre criticità del web? «Insieme al Corecom abbiamo incaricato i ricercatori di un lavoro sul cyberbullismo, propedeutico a un’ipotesi di legge regionale. Bisogna riflettere e tenere ben presente rischi e pericoli che corrono i ragazzi sul web, educarli a navigare in rete dove possono trovarsi di fronte a situazioni spiacevoli che non sanno gestire o evitare. Aggressività, sopraffazione, il mondo virtuale consente di agire nell’anonimato, senza un contatto diretto con la sofferenza vissuta, le emozioni. Una sorta di desensibilizzazione, che con l’invisibilità porta a tenere comportamenti che di persona non si terrebbero mai».
Ci si è messa anche la pandemia.
«Ha evidenziato tante fragilità, abbiamo visto aumentare le depressioni, i tentati suicidi, l’autolesionismo. I ragazzi si sono trovati davanti a un pc proprio quando dovevano esprimere il massimo per sperimentarsi. Definire loro individualità attraverso un confronto continuo col mondo».