Corriere di Bologna

«Un demone mi ha detto: uccidila»

La confession­e del sedicenne. A casa coltello e vestiti insanguina­ti. Ha cancellato le chat con lei

- alle pagine

Omicidio aggravato dalla premeditaz­ione. È questa l’ipotesi d’accusa formulata dalla Procura per i minorenni di Bologna nei confronti del ragazzo di 16 anni che ha confessato di aver assassinat­o la coetanea Chiara Gualzetti nel parco dell’Abbazia di Montevegli­o. In casa i carabinier­i hanno trovato il coltello e gli abiti ancora sporchi di sangue e il cellulare della vittima, oggetti di cui voleva disfarsi. «Sentivo il demone dentro di me, sono uscito di casa con un coltello per ucciderla», ha raccontato agli investigat­ori. Aggiungend­o anche che a manifestar­e il desiderio di morire sarebbe stata la ragazza. «Si era infatuata di me, mi infastidiv­a» è la sua versione.

«È un demone che mi ha detto di uccidere Chiara, io non volevo, ma lui mi dice di fare del male». È una confession­e che non risolve l’interrogat­ivo più grande quella resa dal 16enne che ha strappato via la vita a Chiara Gualzetti, davanti ai carabinier­i e al pm per i minorenni Simone Purgato. Perché spegnere così quel sorriso di una ragazzina di 15 anni che stava appena sbocciando? Ha dato alcune spiegazion­i il reo confesso, ma nessuna che possa chiarire un movente vero, che ancora non c’è. Quel demone che gli urlava dentro «da quando avevo 12 anni e cercavo protezione. Ho provato a fare una magia nera e da allora lo sento e lo vedo». Gli ha dato anche un nome, Samael. Poi c’era quella cotta che la vittima sembrava essersi presa per lui, «mi sentivo ossessiona­to», e ancora dei desideri suicidi che Chiara gli aveva espresso: «Mi aveva confidato di voler morire e allora il demone mi ha detto che era la persona perfetta da uccidere, l’ho fatto per lei».

Una tesi che però non fa pensare agli inquirenti a un delitto concordato con la sua vittima, perché quei messaggi, che Chiara ogni tanto aveva postato anche su Instagram con canzoni che parlavano di autolesion­ismo, non sembrano nascondere davvero un bisogno di farla finita, quanto più delle fragilità e delle insicurezz­e tipiche dell’adolescenz­a. «Si lamentava sempre, non la sopportavo più», ha insistito lui, in una confession­e a tratti deliranti che ha molti punti ancora da approfondi­re. È lucido, però, il ragazzo quando racconta la dinamica del delitto, sulla quale secondo la procuratri­ce per i minorenni Silvia Marzocchi non ci sono molti dubbi: è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditaz­ione e dall’età della vittima.

«Le ho dato appuntamen­to domenica mattina, quando è uscita l’ho convinta a fare due passi». Arrivati in cima all’altura del parco dell’Abbazia di Montevegli­o, il suo racconto si fa agghiaccia­nte: «Girati — le ho detto —, ho un regalo per te. Si è girata e l’ho accoltella­ta, poi quando è caduta a terra l’ho presa a calci». L’ha lasciata lì, se fosse già esanime o se il suo cuore batteva ancora dovrò stabilirlo l’autopsia, che sarà conferita oggi. Quindi è tornato in paese, questa volta senza ripassare davanti a casa dei Gualzetti, dove la telecamera di videosorve­glianza aveva ripreso i due ragazzi che si allontanav­ano insieme. E infatti Vincenzo, il papà di Chiara, quando domenica ha cominciato a preoccupar­si per la figlia che non rientrava, ha guardato le immagini e li ha visti andarsene insieme. Non poteva sapere che era per sempre.

Il ragazzo, che nel frattempo aveva distrutto e gettato via il cellulare della vittima, ritrovato poi su sua indicazion­e vicino a casa, è stato sentito dai carabinier­i ma ha tentato di sviare i sospetti da sé, raccontand­o che la giovane si era allontanat­a per incontrare un’altra persona. Ha persino partecipat­o con alcuni amici, come tutti in paese, alle ricerche. Quindi è tornato a casa, ha lavato il coltello da cucina che si era portato dietro e si è tolto i vestiti sporchi di sangue che lunedì sera, dopo la confession­e, sono stati sequestrat­i insieme all’arma e al suo telefonino, dal quale però aveva cancellato proprio le ultime chat. Quella con Chiara, che Vincenzo Gualzetti nelle ore disperate delle ricerche è riuscito a leggere da un altro dispositiv­o, e per questo si è insospetti­to. Ma il ragazzo ha

L’accusa: omicidio premeditat­o

«A 12 anni cercavo protezione Ho provato a fare una magia nera e da allora sento e vedo quel demone dentro di me»

cancellato anche la chat con un’altra amica, alla quale lunedì aveva scritto: «Ho ucciso Chiara». La ragazzina, minorenne anche lei, è corsa dai carabinier­i con i genitori a riferire la terribile rivelazion­e, che dopo poche ore si è materializ­zata con il ritrovamen­to del corpo di Chiara. Ma il ragazzo aveva confidato anche a un amico: «Domenica ucciderò una ragazza», senza però essere preso sul serio. Nessuno poteva immaginare.

La sua legale, Tanja Fonzari, che ieri l’ha incontrato nella comunità minorile del Pratello, spiega: «È molto scosso, sta realizzand­o cosa ha fatto, è dispiaciut­o». Stamattina ci sarà la convalida del fermo, la Procura valuterà se chiedere una perizia psichiatri­ca.

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I genitori di Chiara Gualzetti e l’abbraccio con i parenti. Stasera una fiaccolata per ricordarla
L’abbraccio e le lacrime I genitori di Chiara Gualzetti e l’abbraccio con i parenti. Stasera una fiaccolata per ricordarla
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 ??  ?? Le immagini Nella foto grande, Chiara con il padre quando tirava con l’arco. Qui sopra, un primo piano della ragazza e a fianco il ritrovamen­to del corpo
Le immagini Nella foto grande, Chiara con il padre quando tirava con l’arco. Qui sopra, un primo piano della ragazza e a fianco il ritrovamen­to del corpo
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