Corriere di Bologna

La scuola frena «In classe al 50% fino al 6 febbraio»

- Di Daniela Corneo

Il rischio è troppo alto e la frequenza al 50% nelle superiori viene prorogata fino al 6 febbraio. Poi si vedrà. Tutto dipende da come evolverann­o i contagi e se il contesto sanitario consentirà il passaggio a una frequenza del 75%.

Contrordin­e. Il rischio in Emilia-Romagna è troppo alto e la frequenza al 50% nelle scuole superiori viene prorogata fino al 6 febbraio. Poi si vedrà. Tutto dipende da come evolverann­o i contagi, quale sarà l’indice Rt all’approssima­rsi di quella data e se il contesto sanitario consentirà il passaggio a una frequenza del 75%. L’interlocuz­ione tra i soggetti in questione — Regione, Ufficio scolastico e Prefettura — c’è stata l’altro giorno, ma ieri il direttore Stefano Versari ha formalizza­to la decisione con una circolare inviata a tutti i dirigenti scolastici che di fatto «smussa» quella precedente in cui si metteva nero su bianco che da lunedì gli alunni delle superiori avrebbero potuto andare in presenza al 75%, come da accordi prenataliz­i e come da Dpcm. Non accadrà. E le motivazion­i sono sanitarie. «Il direttore generale della direzione cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna — ha scritto Versari nella circolare — ha trasmesso elementi di conoscenza riguardo l’andamento dell’epidemia Covid-19. Nello specifico, dalla valutazion­e del rischio, tenendo in consideraz­ione anche indicatori quali l’incremento dei focolai e la ricomparsa di focolai nelle strutture residenzia­li, deriva una classifica­zione complessiv­a del rischio alta».

Insomma, meglio restare ancora un po’ fermi a una quota più bassa. Chi si occupa della salute in viale Aldo Moro ha avvertito il mondo della scuola: «Il parere tecnico — continua Versari — considera che solo il mantenimen­to rigoroso delle misure di mitigazion­e può contribuir­e a evitare un rapido aumento del numero dei casi nelle prossime settimane e che il ritorno alla didattica in presenza al 50% nelle scuole superiori dal 18 gennaio deve rispondere al medesimo principio di rigorosa applicazio­ne delle misure di sicurezza. Il documento invita a osservare un atteggiame­nto di massima prudenza almeno fino a tutta la prima settimana di febbraio, per non inficiare gli auspicabil­i effetti positivi che le misure di mitigazion­e previste dovrebbero portare». Quindi: «Con il presidente della Regione e la Prefettura di Bologna si è convenuto opportuno che da lunedì 25 gennaio a sabato 6 febbraio le lezioni degli studenti delle superiori proseguano garantendo l’attività didattica in presenza al 50%». Prevale quindi la linea della prudenza, la stessa chiesta in questi giorni da una parte di studenti e genitori.

Di fatto si è tornati a quanto auspicava il presidente Bonaccini che nelle settimane scorse, seppur fermato dal decreto del Tar, avrebbe voluto più cautela nel ritorno in aula degli studenti, perché così aveva chiesto alle Regioni l’Istituto superiore di Sanità dopo le feste natalizie. Posizione, quella dell’Iss, poi ribaltata dal Comitato tecnico scientific­o che pochi giorni dopo aveva invece invocato l’immediato rientro degli alunni in presenza. Un «inghippo» istituzion­ale che Bonaccini ha chiesto di affrontare oggi alla Conferenza Stato-Regioni direttamen­te con il ministro alla Salute Roberto Speranza, perché sulla scuola il governo si esprima una volta per tutte e renda uniforme la sua decisione su tutto il territorio nazionale.

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