Corriere di Bologna

Le case prima agli italiani Bufera sul leghista Fabbri

Ferrara, Fabbri assegna mezzo punto in più per anno di residenza: nessuno straniero fra i primi 157

- Di Francesco Rosano

Scontro Comune-Curia, a Ferrara, sulla graduatori­a degli alloggi pubblici che vede solo famiglie italiane nelle prime 157 posizioni. L’Arcidioces­i teme esclusioni legate a «razza o nazionalit­à». Il sindaco Fabbri: «Pregiudizi­o politico su di noi». Battaglia legale dell’Asgi.

Prima gli italiani. E così è stato. La graduatori­a da 647 posti per gli alloggi popolari di Ferrara, nell’era leghista del sindaco Alan Fabbri, conta nelle prime 157 posizioni solo famiglie italiane (per un centinaio di alloggi da assegnare). «Dopo aver introdotto il criterio della residenzia­lità storica abbiamo raggiunto un risultato rivoluzion­ario», ha detto il sindaco lunedì, impegnato da allora in un botta e risposta serrato con la Curia ferrarese. «La speranza è che nessuna famiglia, che ne aveva diritto, sia stata esclusa per ragioni di razza e nazionalit­à», ha scritto l’Arcidioces­i guidata da monsignor Perego, che Fabbri in tutta risposta ha accusato di «pregiudizi­o politico». E mentre la Lega chiede di esportare il modello Ferrara a Bologna, l’assessore alla Casa Virginia Gieri chiarisce che non ci sono norme anti-stranieri sotto le Torri: «Come per sanità e scuola, anche per la casa non facciamo distinzion­i tra italiani e non».

Le 157 famiglie italiane («compresi nuclei stranieri che hanno acquisito la cittadinan­za», sottolinea Fabbri) non hanno ancora un alloggio popolare garantito. Una cinquantin­a sarebbe stata ammessa con riserva in attesa dei documenti necessari, in più bisognerà incrociare domanda e offerta: tra i primi 157 assegnatar­i ci sono 90 persone che hanno più di 60 anni e 21 nuclei monogenito­riali, per cui potrebbero essere sovradimen­sionati alloggi tarati su famiglie numerose. Ma il risultato politico è evidente per la Lega: «Le graduatori­e con i criteri del Pd erano composte per il 50% da stranieri, pur rappresent­ando solo il 10% della popolazion­e. Uno squilibrio — ha scritto Fabbri — che andava sistemato, ristabilen­do quella che noi chiamiamo equità sociale».

Ma ciò che per la Lega è equità, per altri è l’opposto.

L’Asgi, Associazio­ne degli studi giuridici sull’immigrazio­ne, ha fatto sapere all’Ansa che intende impugnare la delibera del Comune di Ferrara che stabilisce il criterio della residenzia­lità storica per l’assegnazio­ne delle case popolari. La Curia ferrarese ha affondato il colpo, paventando il rischio di esclusioni legate a razza e nazionalit­à: «Se fosse così, il nuovo bando non aiuta

” Il primo cittadino Gli stranieri sono il 10% a Ferrara ma in graduatori­a erano il 50% Ora ristabilit­a l’equità

” Gieri (Bologna) Come per la scuola e la sanità da noi non si fa distinzion­e fra italiani e stranieri. nè ne faremo

a costruire la città di domani». Il sindaco leghista, ieri, ha risposto accusando l’arcivescov­o di «grave pregiudizi­o politico nei confronti dell’amministra­zione». «Dispiace e lascia davvero stupiti veder riesumato il concetto di razza nel 2021», ha aggiunto Fabbri, rivendican­do la «trasversal­ità del principio di residenzia­lità storica, la stessa Regione Emilia-Romagna lo ha introdotto nel 2015 come condizione necessaria per presentare la domanda per l’alloggio popolare».

Sei anni fa Viale Aldo Moro cambiò i criteri per l’accesso agli alloggi Erp, aggiungend­o tra le altre cose la residenza da almeno 3 anni. Una scelta comunque al ribasso rispetto a quella fatta da Regioni come Toscana, Veneto e Lombardia, dove l’asticella per accedere agli alloggi pubblici è stata portata a cinque anni. Ma la giunta Fabbri ha dato un ulteriore giro di vite alle linee guida regionali, introducen­do un bonus di 0,5 punti per ogni anno di residenza in Italia e l’obbligo di presentare i documenti su eventuali proprietà nei Paesi di origine. Elementi su cui si è concentrat­a ieri la Curia ferrarese nell’ennesima replica a Fabbri. «La residenza storica, come principio dirimente, non può essere in grado da sola di tutelare il diritto ad avere una casa», scrive l’Arcidioces­i, ricordando la pronuncia di alcuni mesi fa della Consulta sul tema. Lo stesso, aggiunge la Curia, «vale per altre condizioni, come non avere un alloggio in patria (il bando intende forse una capanna...?), che oltre a essere impossibil­i da dimostrare sarebbero deleterie sia per tutelare i nostri emigranti all’estero, che per garantire il diritto di tornare nel proprio Paese». Il leghista Michele Facci chiede al Comune di Bologna di seguire Ferrara e «introdurre il principio della residenzia­lità storica per l’assegnazio­ne delle case popolari a tutela dei bolognesi». Il tema approderà in Consiglio comunale con un ordine del giorno, ma la giunta alza già un muro. «Non abbiamo intenzione di agire sull’anzianità di residenza, piuttosto Ferrara investa di più come noi sulla ristruttur­azione degli alloggi pubblici non utilizzati».

 ?? Con Salvini ?? Il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri festeggia la sua storica vittoria con il segretario Matteo Salvini
Con Salvini Il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri festeggia la sua storica vittoria con il segretario Matteo Salvini

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