Recovery Fund alle Regioni L’idea che piace agli industriali
Gli imprenditori appoggiano Bonaccini. Vacchi: daremo risposte veloci
Gli industriali emiliano-romagnoli sposano la proposta del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che chiede al governo una gestione diretta delle regioni di parte delle risorse ottenute dall’Italia con il Recovery Fund. A sostenere apertamente l’ipotesi avanzata dal governatore — tornato a incalzare Roma per sbloccare le infrastrutture già finanziate e progettate — è Alberto Vacchi, presidente di Ima, che insieme ad altri grandi nomi dell’economia dell’Emilia-Romagna ha partecipato ieri alla videoconferenza «Innovation Days» del Sole 24 Ore: quarta tappa degli eventi dedicati alla ripartenza e ieri incentrata sulla nostra regione.
«Siamo in una buonissima posizione per poter puntare a uscire dalla crisi — ha spiegato Vacchi — non ci manca nulla. Credo che il Recovery Fund possa dare un grande impulso se si prevederà il ruolo fondamentale degli enti territoriali nel percorso che affronteremo. Dare un livello di autonomia maggiore alle regioni non significa ricalibrare solo le entrate e le uscite fiscali ma soprattutto dare una capacità più rapida di rispondere alle esigenze del territorio. La sburocratizzazione sarà fondamentale per farcela e credo che la nostra regione potrebbe dare risposte significative e veloci». Bonaccini, ricordando i tre pilastri sui quali si sosterrà il nuovo Patto per il lavoro e il clima («Manifattura, ricerca-saperi, turismo») ha anche voluto specificare su quali infrastrutture il Recovery Fund potrà essere utile. «Sicuramente non per la CampogallianoSassuolo, la Cispadana o il Passante di Bologna, che hanno degli iter già avviati — osserva Bonaccini — e per le quali sono anche pronto a tornare a manifestare come fatto quando c’era il governo gialloverde se non saranno sbloccate in tempi brevi, dopo aver risolto il nodo delle concessioni autostradali. Con il porto di Ravenna stiamo andando avanti. I nuovi aiuti europei dovranno alimentare un nuovo piano per le ferrovie, la riconversione dei mezzi su gomma, il digitale e la lotta al dissesto idrogeologico». Alle richieste di Bonaccini al governo (liquidità, semplificazione e un piano di investimenti pubblici) si sono unite alcune proposte di altri big dell’industria regionale.
Per Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria con delega alle filiere «la digitalizzazione e l’economia circolare saranno due assi da tenere centrali con il Recovery Fund, prevedendo per esempio dei bonus per quelle imprese che si aggiorneranno in quei settori». Se per il sassuolese Emanuele Orsini, vicepresidente nazionale di Confindustria (Fisco e finanza) e numero uno di Federlegno, si potrebbe partire «abolendo l’Irap»; secondo Alessandro Curti, vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna «bisogna sostenere l’export anche con fondi che permettano alle aziende di andare meglio all’estero».
Tra i fattori di competizione del territorio Lucio Poma, responsabile scientifico di Nomisma, individua la Data Valley che consentirà di collegare le varie filiere. Ma anche gli investimenti di grandi multinazionali come Philip Morris. «Abbiamo scelto l’Emilia-Romagna con lo stabilimento di Crespellano – ha sottolineato Marco Hannappel, presidente e ad di Philip Morris Italia – e continueremo a investire in Italia».
” Marchesini La digitalizza zione e l’economia circolare saranno due assi da tenere centrali prevedendo bonus per quelle imprese che si aggiorne ranno