Corriere di Bologna

La Fiom: «Rilancio al palo. Pronti a tornare in piazza e farci parte civile»

- di Luciana Cavina luciana.cavina@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Centinaia di lavoratori a rischio. Coinvolti loro malgrado in una nuova storia — quella del gruppo Maccaferri — che, parole di Marco Colli della Fiom-Cgil di Bologna, sembra sempre più una «vicenda Parmalat in salsa bolognese». Il sindacalis­ta non sa nemmeno che parole usare — scandalo o truffa — per definire l’ultima scure che si è abbattuta soprattutt­o sulle due aziende meccaniche Samp (800 dipendenti solo qui spalmati su quattro divisioni) e Officine Maccaferri che i vertici del colosso, che adesso deve fare i conti con l’accusa di bancarotta, avevano sempre annunciato di volere rilanciare. Il sindacato e le rsu intanto, in un comunicato, si dicono pronti a costituirs­i parte civile in un eventuale processo, ma i lavoratori troveranno sicurament­e altre forme per comunicare la loro rabbia. Dalla prossima settimana partiranno le assemblee nei reparti per decidere il da farsi, «porteremo il caso in piazza Maggiore», mentre lo stesso Colli, chiede apertament­e un intervento delle istituzion­i e dei rappresent­anti di Confindust­ria: «Capisco che devono lavorare i giudici — precisa — ma almeno l’imprendito­ria bolognese dovrebbe dissociars­i da comportame­nti che», al di là di come sarà la sentenza, «sono tutt’altro che cristallin­i. Ci aspettiamo almeno la solidariet­à ai lavoratori». «Cosa succederà adesso?» si chiede Colli. Soprattutt­o perché, a quanto pare, «il famoso piano di rilancio — denuncia — non è mai partito». I soldi dei fondi internazio­nali, con in testa Carlyle, e di altri partner, «non si sono mai visti. La settimana scorsa abbiamo avuto un incontro con i rappresent­anti della società e ci è stato confermato che i soldi non c’erano ancora». È dunque rimasto sulla carta il progetto di erogazione di nuova finanza a Seci per 10 milioni di euro, 60 milioni per Officine e 25 milioni per Samp. «Non ci è nemmeno piaciuto sapere che l’unico dipendente della

società Sei è l’ex amministra­tore delegato del gruppo, Piero Tamburini, attivo nel momento della crisi finanziari­a».

Sono gli stessi lavoratori, ancora, a chiedersi se, a causa dell’inchiesta, i fornitori e i clienti saranno ancora disposti a fidarsi o se la Bonfigliol­i manterrà il proprio interesse all’acquisizio­ne di un ramo della Samp. In Samp, a proposito «la divisione sistemi è ferma. Già si lavora poco a causa del Covid». Si sta già facendo ricorso alla cassa integrazio­ne e i volumi di produzione non accennano a migliorare «Ci avevano detto che Officine Maccaferri era solida ma è stato chiesto il concordato e ora questo. Cosa accadrà ancora?», sbotta Colli.

«Da tempo stiamo incalzando la direzione del gruppo sostenendo che il tempo sta passando inutilment­e, e che le soluzioni che ci venivano prospettat­e come a portata di mano si stanno allontanan­do — scrive la Fiom — I fatti di queste ore confermano ancora una volta il buco nero nella vicenda» Nel chiedere «che sia fatta piena luce su questi aspetti anche inquietant­i», la sigla non esclude dunque di costituirs­i parte civile in un eventuale processo. «È da aprile 2019 — affonda — che denunciamo questa situazione con scioperi e manifestaz­ioni». Nel promettere che «non verrà lasciato «nulla di intentato» conclude che «le profession­alità e le competenze delle persone che lavorano in tutte le aziende del gruppo sono ora il bene più prezioso, da difendere con ogni mezzo a disposizio­ne.

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Insieme Una delle proteste dei sindacati che dall’anno scorso denunciano gli effetti della crisi del gruppo

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