La Fiom: «Rilancio al palo. Pronti a tornare in piazza e farci parte civile»
Centinaia di lavoratori a rischio. Coinvolti loro malgrado in una nuova storia — quella del gruppo Maccaferri — che, parole di Marco Colli della Fiom-Cgil di Bologna, sembra sempre più una «vicenda Parmalat in salsa bolognese». Il sindacalista non sa nemmeno che parole usare — scandalo o truffa — per definire l’ultima scure che si è abbattuta soprattutto sulle due aziende meccaniche Samp (800 dipendenti solo qui spalmati su quattro divisioni) e Officine Maccaferri che i vertici del colosso, che adesso deve fare i conti con l’accusa di bancarotta, avevano sempre annunciato di volere rilanciare. Il sindacato e le rsu intanto, in un comunicato, si dicono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo, ma i lavoratori troveranno sicuramente altre forme per comunicare la loro rabbia. Dalla prossima settimana partiranno le assemblee nei reparti per decidere il da farsi, «porteremo il caso in piazza Maggiore», mentre lo stesso Colli, chiede apertamente un intervento delle istituzioni e dei rappresentanti di Confindustria: «Capisco che devono lavorare i giudici — precisa — ma almeno l’imprenditoria bolognese dovrebbe dissociarsi da comportamenti che», al di là di come sarà la sentenza, «sono tutt’altro che cristallini. Ci aspettiamo almeno la solidarietà ai lavoratori». «Cosa succederà adesso?» si chiede Colli. Soprattutto perché, a quanto pare, «il famoso piano di rilancio — denuncia — non è mai partito». I soldi dei fondi internazionali, con in testa Carlyle, e di altri partner, «non si sono mai visti. La settimana scorsa abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti della società e ci è stato confermato che i soldi non c’erano ancora». È dunque rimasto sulla carta il progetto di erogazione di nuova finanza a Seci per 10 milioni di euro, 60 milioni per Officine e 25 milioni per Samp. «Non ci è nemmeno piaciuto sapere che l’unico dipendente della
società Sei è l’ex amministratore delegato del gruppo, Piero Tamburini, attivo nel momento della crisi finanziaria».
Sono gli stessi lavoratori, ancora, a chiedersi se, a causa dell’inchiesta, i fornitori e i clienti saranno ancora disposti a fidarsi o se la Bonfiglioli manterrà il proprio interesse all’acquisizione di un ramo della Samp. In Samp, a proposito «la divisione sistemi è ferma. Già si lavora poco a causa del Covid». Si sta già facendo ricorso alla cassa integrazione e i volumi di produzione non accennano a migliorare «Ci avevano detto che Officine Maccaferri era solida ma è stato chiesto il concordato e ora questo. Cosa accadrà ancora?», sbotta Colli.
«Da tempo stiamo incalzando la direzione del gruppo sostenendo che il tempo sta passando inutilmente, e che le soluzioni che ci venivano prospettate come a portata di mano si stanno allontanando — scrive la Fiom — I fatti di queste ore confermano ancora una volta il buco nero nella vicenda» Nel chiedere «che sia fatta piena luce su questi aspetti anche inquietanti», la sigla non esclude dunque di costituirsi parte civile in un eventuale processo. «È da aprile 2019 — affonda — che denunciamo questa situazione con scioperi e manifestazioni». Nel promettere che «non verrà lasciato «nulla di intentato» conclude che «le professionalità e le competenze delle persone che lavorano in tutte le aziende del gruppo sono ora il bene più prezioso, da difendere con ogni mezzo a disposizione.