Mascherine in tasca e Negroni in mano, la primavera dei giovani
Alcol agitato anche nella movida bolognese. «Qualcosa non sta funzionando». A dirlo non è solo il sindaco Virginio Merola, ma gli stessi esercenti del Pratello costretti alla serrata per l’oggettiva impossibilità di controllare i movimenti degli avventori.
Il new deal dell’aperitivo distanziato riparte a singhiozzo, fra timori speranze e un’irrefrenabile voglia di normalità. Dei giovani? Soprattutto, ma non solo.
Basta fare un tour fra le
L’esercente Qui da noi è andato tutto bene, non si è creata ressa, le persone si sono sparpagliate qui fuori è stata una bella boccata d’ossigeno
Il residente In questi primi giorni più che fare multe ai locali dovrebbero sensibilizzare i clienti
strade e le piazze dove si consuma il rito della socialità ad
bibendum per rendersene conto. C’è un cielo grigio che sa di pioggia il giorno dopo la riapertura di lunedì. «L’esordio è stato confortante, tanti clienti sono venuti a trovarci, un gradito virtuale abbraccio. È andato tutto bene, non si è creata ressa, le persone si sono sparpagliate qui fuori è stata una bella boccata d’ossigeno», dice il titolare del Bar Corner di via Saragozza . Piccoli tavolini da due o da tre sotto il portico, uno per arco, chiacchiere tranquille. Una decina gli avventori con la mascherina in tasca e il Negroni in mano. Volti sorridenti. Nelle giornate pre Covid questo portico verso le sette era «murato».
Poco più avanti, anche sotto al portico del Celestiale la situazione è identica: tutto sotto controllo. Clientela più adulta, una dozzina di persone, gesti misurati. «Quando apriremo il dehor sarà più agevole, avremo più spazio», dice il tender bar Celestino Salmi.
Cambiando scena, mutano le percezioni. Al Mercato delle Erbe, in via Belvedere, ci sono almeno sei esercizi aperti, tutti con i tavolini sulla strada. Età media intorno ai 30 anni, movenze più giocose e disinvolte. L’impatto visivo, con il deserto ancora negli occhi, è forte. La distesa di tavolini è senza soluzione di continuità. Nessuno è seduto sulla scalinata come la sera prima, ma le persone presenti saranno un centinaio. A fare massa anche tanti avventori in piedi. Mascherine, no grazie. La indossano solo gli esercenti. «Siamo all’aperto, stiamo bevendo», dicono i ragazzi. Ma la sensazione di una distanza da protocollo non c’è: più o meno la disposizione dei tavoli, sebbene il punto di riferimento sarebbero le sedute, sembra quella di sempre. Mancano abbracci, pacche sulle spalle, bacini, tutte quelle cose lì. Bravi, ma non abbastanza, le distanze giuste latitano. Facciamo una prova con una coppia di amici che sorseggiano un rosso: uno tende il braccio davanti all’amico e potrebbe tranquillamente spettinarlo. Non sono più di 70 centimetri. «Sì vabbè, più o meno…», e sposta indietro la sedia, avvicinandosi però all’avventore alle spalle. Siamo sicuri che non serve disegnare a terra le distanze? Ecco però una scoperta lapalissiana: a subire di più la percezione dell’assembramento sono i distretti, dove ci sono più locali. Prima del Covid per gli esercenti era questa la chiave vincente — più siamo, più si crea comunità — oggi si sta trasformando in un incubo. Il Pratello è in questa condizione. E così via delle Moline e via Petroni dove però hanno riaperto in pochi. Stessa cosa in via Orefici, quasi deserta, e in via Pescherie, con molti meno tavolini e senza la ressa di vicolo Ranocchi dato che all’Osteria del Sole ora è vietato uscire col bicchierino in mano. Insomma, le cose vanno molto meglio se il locale è isolato. La dispersione è più semplice, la sensazione è di normalità, non di pericolo. Il distanziamento commerciale ora aiuta.
Un salto in piazza Santo Stefano, altro centro della movida. Clientela sui 30/40 anni e a salire. Sale il rumore delle chiacchiere sotto il portico, c’è abbastanza gente ma i quattro locali presenti sono tutti lontani uno dall’altro. Un bell’aiuto. E poi davanti c’è spazio da vendere. I più giovani senza mascherine fanno mini balotte sparpagliate. Si misurano i gesti, non le distanze. Né qui né altrove si vede la polizia municipale, ma magari c’è qualcuno in borghese. «In questi primi giorni più che fare multe ai locali dovrebbero sensibilizzare i clienti», dice un residente a spasso col cane.
Movida ristretta, comunque, al martedì sera. C’è tutto il tempo, da qui al fine settimana, per darsi una regolata, crescere e collaborare come ha chiesto il sindaco, ma il messaggio non è rivolto solo agli sbarbi: fra gli appassionati del vodka sour, una scusa per vedersi, ci sono tanti quarantenni e cinquantenni. Gli assembramenti, presunti o tali, non hanno un’età precisa anche se è vero che di notte nelle piazze come San Francesco si siedono per terra i più giovani. Possiamo migliorare, anzi dobbiamo. Sei il popolo dell’aperitivo non impara a navigare tenendo la giusta distanza il rischio è quello di affogare dentro a uno Spritz. Una gigantesca sciocchezza.