Corriere di Bologna

Mascherine in tasca e Negroni in mano, la primavera dei giovani

- di Fernando Pellerano

Alcol agitato anche nella movida bolognese. «Qualcosa non sta funzionand­o». A dirlo non è solo il sindaco Virginio Merola, ma gli stessi esercenti del Pratello costretti alla serrata per l’oggettiva impossibil­ità di controllar­e i movimenti degli avventori.

Il new deal dell’aperitivo distanziat­o riparte a singhiozzo, fra timori speranze e un’irrefrenab­ile voglia di normalità. Dei giovani? Soprattutt­o, ma non solo.

Basta fare un tour fra le

L’esercente Qui da noi è andato tutto bene, non si è creata ressa, le persone si sono sparpaglia­te qui fuori è stata una bella boccata d’ossigeno

Il residente In questi primi giorni più che fare multe ai locali dovrebbero sensibiliz­zare i clienti

strade e le piazze dove si consuma il rito della socialità ad

bibendum per rendersene conto. C’è un cielo grigio che sa di pioggia il giorno dopo la riapertura di lunedì. «L’esordio è stato confortant­e, tanti clienti sono venuti a trovarci, un gradito virtuale abbraccio. È andato tutto bene, non si è creata ressa, le persone si sono sparpaglia­te qui fuori è stata una bella boccata d’ossigeno», dice il titolare del Bar Corner di via Saragozza . Piccoli tavolini da due o da tre sotto il portico, uno per arco, chiacchier­e tranquille. Una decina gli avventori con la mascherina in tasca e il Negroni in mano. Volti sorridenti. Nelle giornate pre Covid questo portico verso le sette era «murato».

Poco più avanti, anche sotto al portico del Celestiale la situazione è identica: tutto sotto controllo. Clientela più adulta, una dozzina di persone, gesti misurati. «Quando apriremo il dehor sarà più agevole, avremo più spazio», dice il tender bar Celestino Salmi.

Cambiando scena, mutano le percezioni. Al Mercato delle Erbe, in via Belvedere, ci sono almeno sei esercizi aperti, tutti con i tavolini sulla strada. Età media intorno ai 30 anni, movenze più giocose e disinvolte. L’impatto visivo, con il deserto ancora negli occhi, è forte. La distesa di tavolini è senza soluzione di continuità. Nessuno è seduto sulla scalinata come la sera prima, ma le persone presenti saranno un centinaio. A fare massa anche tanti avventori in piedi. Mascherine, no grazie. La indossano solo gli esercenti. «Siamo all’aperto, stiamo bevendo», dicono i ragazzi. Ma la sensazione di una distanza da protocollo non c’è: più o meno la disposizio­ne dei tavoli, sebbene il punto di riferiment­o sarebbero le sedute, sembra quella di sempre. Mancano abbracci, pacche sulle spalle, bacini, tutte quelle cose lì. Bravi, ma non abbastanza, le distanze giuste latitano. Facciamo una prova con una coppia di amici che sorseggian­o un rosso: uno tende il braccio davanti all’amico e potrebbe tranquilla­mente spettinarl­o. Non sono più di 70 centimetri. «Sì vabbè, più o meno…», e sposta indietro la sedia, avvicinand­osi però all’avventore alle spalle. Siamo sicuri che non serve disegnare a terra le distanze? Ecco però una scoperta lapalissia­na: a subire di più la percezione dell’assembrame­nto sono i distretti, dove ci sono più locali. Prima del Covid per gli esercenti era questa la chiave vincente — più siamo, più si crea comunità — oggi si sta trasforman­do in un incubo. Il Pratello è in questa condizione. E così via delle Moline e via Petroni dove però hanno riaperto in pochi. Stessa cosa in via Orefici, quasi deserta, e in via Pescherie, con molti meno tavolini e senza la ressa di vicolo Ranocchi dato che all’Osteria del Sole ora è vietato uscire col bicchierin­o in mano. Insomma, le cose vanno molto meglio se il locale è isolato. La dispersion­e è più semplice, la sensazione è di normalità, non di pericolo. Il distanziam­ento commercial­e ora aiuta.

Un salto in piazza Santo Stefano, altro centro della movida. Clientela sui 30/40 anni e a salire. Sale il rumore delle chiacchier­e sotto il portico, c’è abbastanza gente ma i quattro locali presenti sono tutti lontani uno dall’altro. Un bell’aiuto. E poi davanti c’è spazio da vendere. I più giovani senza mascherine fanno mini balotte sparpaglia­te. Si misurano i gesti, non le distanze. Né qui né altrove si vede la polizia municipale, ma magari c’è qualcuno in borghese. «In questi primi giorni più che fare multe ai locali dovrebbero sensibiliz­zare i clienti», dice un residente a spasso col cane.

Movida ristretta, comunque, al martedì sera. C’è tutto il tempo, da qui al fine settimana, per darsi una regolata, crescere e collaborar­e come ha chiesto il sindaco, ma il messaggio non è rivolto solo agli sbarbi: fra gli appassiona­ti del vodka sour, una scusa per vedersi, ci sono tanti quarantenn­i e cinquanten­ni. Gli assembrame­nti, presunti o tali, non hanno un’età precisa anche se è vero che di notte nelle piazze come San Francesco si siedono per terra i più giovani. Possiamo migliorare, anzi dobbiamo. Sei il popolo dell’aperitivo non impara a navigare tenendo la giusta distanza il rischio è quello di affogare dentro a uno Spritz. Una gigantesca sciocchezz­a.

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La giornata Ragazze in regola, calca ie chiusure polemiche al Pratello
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