Quelli senza paura che non si sono fermati
A Bologna non c’è solo chi assalta i supermercati alla ricerca di viveri per una ipotetica quarantena Viaggio tra chi non si è fatto prendere dal panico
«Ma come si fa a rimanere chiusi in casa con delle giornate così belle?». A chiederselo, all’uscita da una Salaborsa molto meno affollata del solito, complice anche la chiusura precauzionale delle sale studio, è Francesco, giovane siciliano iscritto alla facoltà di Economia. Nonostante la sospensione delle lezioni e la psicosi da Coronavirus che ha visto svuotarsi interi scaffali di pasta e carne nei supermercati, lui, a differenza di altri fuorisede, non si sposterà da Bologna. «Significherebbe assecondare il panico generale e far spaventare inutilmente i miei genitori, meglio continuare con la vita di tutti i giorni» assicura.
Sotto le Due Torri più di qualcuno sbriga faccende o porta a spasso i cani indossando la mascherina, ma non tutti hanno finora stravolto per proprie vite. Piscine riaperte, partitelle di calcetto confermate e palestre accessibili: dopo un lunedì da dimenticare, la routine in città (comunque meno caotica del solito) è tornata più o meno la stessa. Ma che fatica. «Ci aspetta una settimana di lacrime e sangue: dall’apertura fino a mezzogiorno sono entrate una quarantina di persone, di solito alla stessa ora ne contiamo almeno il triplo» spiega Sergio, titolare della Extrafit di via Po. «Senza l’ordinanza la gente non si sarebbe accorta di nulla, si è creata solo una gran confusione — aggiunge —. Noi però siamo qua: è un’influenza, non c’è bisogno di aver paura».
«La vita va avanti e le bollette bisogna pagarle lo stesso» dice invece una signora all’uscita dall’ufficio postale di via Emilia Levante. «Ho parlato con una dipendente, sono tranquilli anche loro — spiega la donna, di nuovo con la battuta pronta — : lavorano da sempre a contatto con la gente, hanno gli anticorpi».
Insomma, meglio riderci su e andare avanti. «Prendo una brioche, l’importante è che ti sia lavata le mani» scherza ad esempio con la barista un pensionato dentro un bar in zona Mazzini. «Si scherza ma senza sottovalutare la situazione, sia chiaro. Noi siamo tranquilli, però forse se ne sta parlando troppo — aggiunge spalleggiato dalla moglie —, in giro ci sono malattie che fanno più vittime».
Nel discount di fronte allo stesso bar anche ieri tonno, pasta e sughi sono andati a ruba, «ma non come lunedì» ammette un dipendente. «Noi siamo qui, nessuna ordinanza ce lo impedisce e finché sarà così apriremo ogni giorno» assicura poi Giacomo, titolare del ristorantepizzeria Pinterrè, sempre nei paraggi. Nel locale c’è gente, ma non il pienone. Lui però è sicuro di una cosa: «Chiudere servirebbe a poco, creerebbe soltanto altro panico».
«Siamo un po’ preoccupati, è vero, ma rimanere tranquilli soprattutto per loro» dicono infine due anziani seduti al sole su una panchina del Parco Lunetta-Gamberini. «Loro» sono i nipotini che si divertono sullo scivolo e in altalena insieme ad altri bimbi. «La scuola è chiusa e siamo a Carnevale, perché rovinargli la festa?» conclude un papà. Intorno a lui è pieno di gente. Adulti, bambini in maschera (ma per davvero), nonni, carrozzine e coriandoli. Ma anche di gente che corre, passeggia e porta a spasso il cane. Niente di eccezionale, insomma. Solo un po’ di normalità. Quella di cui ci sarebbe più bisogno.
” Come si fa a rimanere chiusi in casa con giornate così belle?
” Se ne sta parlando un po’ troppo: ci sono malattie che fanno più vittime